Intervista a Luigi Berlinguer

INTERVISTA A LUIGI BERLINGUER, UN POLITICO E ACCADEMICO ITALIANO CHE E’ STATO MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE DAL MAGGIO 1996 ALL’APRILE 2000.

COSA PENSA SERVIREBBE PER MIGLIORARE IL SISTEMA SCOLASTICO DI OGGI?

“Mi sembra che sia un po’ difficile rispondere con due parole ad una domanda così generale, per cui occorre un chiarimento preliminare: quando andavo io al liceo, soltanto la metà dei ragazzi continuava gli studi fino al diploma; adesso il sistema nazionale prevede la scolarizzazione di tutti gli studenti, anche se quest’idea non è realizzata compiutamente, però rientra tra gli obiettivi. Ciò comporta un cambiamento radicale nella scuola, perché prima gli studi erano destinati ad un’élite mentre adesso devono essere destinati a tutti. Il primo punto è che per ottenere questa giustizia sociale, e quindi non escludere nessuno dal diritto all’istruzione, bisogna trovare delle forme di insegnamento che possano essere digeribili per soggetti provenienti da famiglie molto diverse fra loro. Di conseguenza, ogni scuola si dovrebbe misurare con questi bisogni. Il problema è che non si può fare una scuola facile, cioè dove si regalano i titoli: sarebbe un gravissimo danno. Occorre quindi trovare delle forme che incoraggino la partecipazione scolastica: oggi la maggioranza dei ragazzi della scuola superiore non ama la scuola ed una consistente minoranza la detesta. Questo è dovuto al fatto che spesso la scuola viene percepita come una cosa estranea dagli studenti, che molte volte si chiedono quali siano i suoi vantaggi e la sua utilità. La risposta a questa domanda è semplice: la scuola è indispensabile per dare un’apertura mentale ed una cultura generale a ciascuno e riuscire a combinare queste due cose rendendole digeribili per la popolazione studentesca è uno degli obiettivi principali. La scuola deve attrarre e, come diceva Platone, “E’ l’eros che muove il mondo e le cose”, e dunque c’è una differenza tra il fare qualcosa sentendosi obbligati, e farla perché ci piace. Lo studio è inevitabilmente una cosa ostica e faticosa, ma bisogna faticare anche per correre dietro un pallone per un’ora e mezza: è il divertimento che fa la differenza. Ciò che serve è dunque creare durante la giornata scolastica e durante il periodo dello studio una forma di attrazione. Come prima cosa il fatto che la scuola sia solo di mattina e le ore scolastiche una dietro l’altra causa una rassegna di varie materie che non comunicano mai fra di loro e che non danno l’idea di cosa sia la cultura nella sua interezza, ma ne forniscono solo le nozioni principali: questo va superato. Per esempio a scuola si deve poter stare, se si vuole, anche il pomeriggio, non per fare tutto il tempo lezione, ma per trovare delle forme in cui gli studenti si possano incontrare, discutere e svolgere varie attività, con il fine di rendere la scuola un luogo dove si socializza. Questi sono alcuni cenni di cambiamenti che si potrebbero introdurre e che in altri paesi sono già stati introdotti, motivo per cui gli altri camminano più di noi.”

COSA PENSA DELLE ULTIME MODIFICHE APPORTATE ALL’ESAME DI MATURITA’?

“L’esame di maturità bisogna disciplinarlo in un modo un po’ diverso, ma non radicalmente. Esso rappresenta il punto di approdo della scuola di cui parlavo prima, perché tutti vanno a scuola per far in modo di arrivare all’esame, non regalando niente o facendo l’elemosina, insisto. L’esame deve essere una forma per verificare se il tempo passato a scuola sia stato utile o meno, e perché sia stato utile c’è la necessità di conoscere una serie di materie, ma non si può conoscere tutto, requisito, invece, necessario con la nuova riforma per poter passare l’esame. Quest’ultimo non deve quindi prevedere solo la conoscenza di una somma di materie che non si incontrano fra loro, ma anche una maturazione psicologica, orale e culturale e ciò sarebbe possibile, come dicevo prima, tenendo la scuola aperta anche il pomeriggio e dando agli studenti la possibilità di svolgere attività extrascolastiche che contribuiscano alla crescita della loro persona. Nella nostra scuola, purtroppo, non esiste conversazione, presupposto fondamentale per la cultura: cultura vuol dire studiare certe materie, ma anche conversare su di esse, scambiarsi opinioni, verificarle, confrontarsi, stimolarsi l’un l’altro e, di conseguenza, maturare la propria ricchezza intellettuale.”

3)COSA PENSA DELLE PROTESTE DA PARTE DEGLI STUDENTI CONTRO LE ULTIME RIFORME APPORTATE AL SISTEMA SCOLASTICO?

“Sono riforme un po’ zoppe: la protesta degli studenti, secondo me, è un po’ generica e non è ben calibrata. Io penso, infatti, che le proteste degli studenti, da quando ci sono stati gli “autunni caldi” e da quando ogni autunno comincia questo periodo di proteste che sembra quasi una prassi, rappresentano il malessere ed il disagio che provano alcuni studenti stando nelle scuole, e di conseguenza spesso non sono mirate a cose specifiche: le proteste sono quindi indici di una sofferenza. Per questo bisogna che per una parte della giornata scolastica gli studenti sentano la scuola propria e la possano gestire, come se stessero a casa.”

QUAL E’ LA SUA OPINIONE RIGUARDO L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO?

“L’idea è bella, ma la proposta fatta dalla legge 107 è sbagliata, in quanto quest’idea va elaborata facendo un lungo periodo di sperimentazione. Infatti, coniugare nella vita di uno studente gli studi ed il lavoro può diventare caotico e per questo motivo i progetti di alternanza scuola lavoro vanno studiati nei dettagli. Avere, anche durante l’orario scolastico, delle esperienze che facciano comprendere cos’è un luogo di lavoro e come funziona è molto utile ed apre la mente degli studenti, ma essi non devono diventare operai in quel momento: devono solo attingere alla cultura del lavoro, di come si vive nella società, o quale sia la responsabilità di un cittadino che lavora. Quindi i progetti di alternanza scuola-lavoro, se ben gestiti nei dettagli, possono servire assai.”

5) COSA PENSA DEI TAGLI ALL’ISTRUZIONE AVVENUTI NEGLI ULTIMI ANNI?

“Posso dire come la penso sinceramente? Io taglierei le mani a quelli che hanno tagliato i fondi all’istruzione, perché l’istruzione è il capitale più importante di una società contemporanea: è più importante che investire in una miniera o in una fabbrica, in quanto rende di più alla società e produce grandi risultati. La crescita della cultura e della conoscenza diffuse in un paese è un bene che ricade sulla ricchezza della nazione. Tagliando i fondi all’istruzione, si tagliano i piedi ad una persona che cammina.”

Marina Presutti, 3L