Al volante – Racconto

Essere un autista di autobus, tutto sommato è piuttosto divertente. Ovviamente quando c’è un traffico assurdo nel centro della città, o quando c’è un affollamento nelle ore di punta, preferirei essere ovunque piuttosto che alla guida di una delle linee più trafficate dell’intera città; eppure non mi pento di fare questo lavoro.
La quantità di persone che osservo ogni giorno è pazzesca, ed è ancora più pazzesco come, per quanto nella mia vita probabilmente abbia incontrato un migliaio di persone, in realtà ne conosca davvero poche. Eppure, per tutto il tragitto che una qualunque persona fa sul mio autobus, in un certo senso, inizio a conoscerla dai piccoli gesti. Vedo una signora piuttosto giovane, ben vestita, con un libretto degli assegni nella borsetta sciupata… che sia una donna d’affari? O forse una giovane impiegata di una qualche compagnia importante? Non lo scoprirò mai, eppure in quel breve lasso di tempo in cui la vedo, non riesco a non farmi un’idea, probabilmente sbagliata,di chi sia e cosa faccia; qual è il suo nome? Lavora? È sposata? Ha figli?
E invece quel signore? Quello che è entrato in autobus con un’aria rassegnata e un ombrello rotto nella sinistra. È triste? Probabilmente sì. Perché? Ha perso il lavoro? Ha passato una notte in bianco? È depresso?
E il gruppo di ragazzini che sono entrati dalla porta posteriore, invece che da quella anteriore? Che ci fanno a quest’ora sull’autobus? Dovrebbero essere a scuola… Hanno forse saltato una lezione? O magari la scuola era chiusa? Ah, che belli quei giorni in cui c’era sciopero! Li ricordo dai tempi del liceo…
Chissà com’è la vita di quelle persone al di fuori di qua…
Io vedo solo squarci insignificanti di quella che è l’esistenza di molti, cosa penso di capire? Assolutamente niente. Ho solo scenari immaginari basati sul puro pregiudizio, ma non credo che smetterò mai di pormi tutte queste domande, forse per stupidità, forse per noia. Alla fine, tutti giudichiamo involontariamente e cerchiamo di immedesimarci nella vita di perfetti sconosciuti, basandoci semplicemente su stereotipi e opinioni, ossia sul nulla più totale. Sconosciuti intravisti magari soltanto una volta nella vita, ma che hanno attivato la nostra fantasia.
Mi chiedo se le persone sappiano di essere perennemente osservate e, nel caso lo sapessero, se si comporterebbero diversamente… Beh, intanto io continuo a guidare.
Viola Maestri
Classe 2B / Liceo Classico Galileo di Firenze