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La terra dei figli: una critica alla tecnologia con un dramma familiare

“La terra dei figli” è l’ultima opera, uscita ormai più di un anno fa, di Gian Alfonso “Gipi” Pacinotti. Il fumettista pisano torna a scrivere libri a fumetti (o graphic novels che dir si voglia) dopo il suo “Unastoria” (tutto attaccato), uscito nel 2013, decidendo però di cambiare totalmente genere. Infatti, dopo anni passati a scrivere fumetti più o meno personali, in cui i protagonisti e gli ambienti sono effettivamente esistenti, l’autore partorisce una storia (stavolta due parole… staccate) totalmente nuova e surreale. Nonostante lo stampo fantasy e post-apocalittico del racconto, Gipi non vuole del tutto soffermarsi su una critica alla tecnologia e ai social, che al contrario è molto velata, ma preferisce invece raccontare, con pochi dialoghi, una crisi familiare.
I due protagonisti del libro sono due fratelli: uno è spensierato, sempre fedele al padre, e l’altro è testardo. Sarà proprio quest’ultimo, apparentemente odiato dal genitore, che costringerà l’altro ad intraprendere un viaggio, dopo un terribile avvenimento, lungo “Il Lago”, l’unico posto conosciuto ai loro occhi. Infatti il fumetto, ambientato in un futuro indefinito, mostrerà una terra ormai abbandonata (appunto “Il Lago”), in cui non c’è altro che spazzatura e cadaveri di persone dimenticate da tutti. Si tratta di una terra dove non c’è quasi nessuno, a parte quei pochi che sopravvivono facendo accordi illeciti con dei barbari, cannibali analfabeti che parlano come se scrivessero sms (ke fiko), quelli che diventeremo noi secondo l’autore, sempre che continuiamo a proseguire lungo questa strada. I due ragazzi verranno a contatto con una realtà diversa da come si aspettavano, piena di cose a loro sconosciute perché tenute nascoste dal padre, come la lettura, tanto per cominciare. Il filo conduttore che porterà avanti la vicenda sarà proprio un libro, o meglio un diario, su cui appunto i due protagonisti conteranno per trovare una felicità perduta, di quelle in cui sempre e comunque ci può essere un lieto fine.
“La terra dei figli” non è solo una graphic novel ma una storia commovente e poetica che si concentra quasi totalmente sugli sguardi ed i silenzi, che nella storia la fanno da padrone, donandoci forti emozioni e facendoci provare empatia per i protagonisti. Gipi riesce ad arrivare al cuore non solo degli appassionati di fumetti, ma anche (e soprattutto) di chi vuole provare qualcosa di nuovo ed è pronto a rischiare.
Edoardo Merlini / Liceo Classico Galileo