Maddy – Racconto

Maddy si annoiava, si annoiava moltissimo. La vecchia ronfava sulla poltrona, sembrava un foglio di giornale accartocciato. La luce pomeridiana passava attraverso le vecchie tende e poi esaltava la polvere sospesa nell’aria. C’era un sacco di polvere in quella stanza, in quella casa a dire il vero. La vecchia non puliva mai, diceva che alla sua età non era più in grado nemmeno di prendere in mano una scopa. L’unico motivo per cui la dimora non era ancora diventata oggetto di interesse per i produttori di “Sepolti in casa” era Juanita. Veniva ogni giovedì, più per senso di carità che per un fattore remunerativo. La vecchia aveva l’abitudine di conservare qualunque cosa le passasse sottomano, e ogni tanto Juanita prendeva e buttava. La vecchia non se ne accorgeva, circondata com’era di roba, ma Maddy sì, Maddy vedeva sempre tutto. In ogni caso, Maddy quel giorno si annoiava. Non era giovedì, perciò non poteva nemmeno sperare di ascoltare le compilation di musica argentina che la domestica usava mettere per fare le pulizie. Certo, erano produzioni alquanto discutibili, ma erano ore che la televisione borbottava ciarpame audiovisivo che ben si abbinava al disordine della stanza. Aveva provato a cambiare canale ma senza successo. Notò che la vecchia aveva lasciato socchiusa la porta finestra; uscì facendo attenzione a non cadere. Fuori era caldo, e lei amava il caldo. Si stese a pancia in su sull’erba del giardino, ben presto però si stancò. In quel momento di lì passava un autobus, decise che lo avrebbe preso. Certo, era insolito; quelli come lei non prendono gli autobus, ma quello era colorato e si muoveva, due caratteristiche irresistibili per Maddy. Il veicolo era semivuoto. Una donna con le buste della spesa stracolme. un ragazzino acneico con l’apparecchio e dallo sguardo spento. Un’anziana signora, di foggia simile a quella che Maddy aveva lasciato a casa, ma con un enorme cappello di piume in testa (probabile collezione primavera-estate 1895), che aveva l’aria di occupare quel posto da molto tempo, e di conservare caramelle stantie nella borsa. Tentò di avvicinarla con un sorriso tutto dentiera, ma lei si ritirò schiva. Ad una fermata salì una ragazza dai capelli biondo platino, con unghie chilometriche, e che ci teneva a far sapere alla sua amica al telefono (e al mondo intero) che quella stronza della commessa aveva sbagliato a darle la busta, e adesso si ritrovava con dei pantaloni kaki di quattro taglie sopra. Maddy fissò a lungo quel cumulo di sofferenza umana, e giunse alla mirabile conclusione che le sue extension erano attaccate veramente male. L’autobus arrivò al capolinea tra una russata della vecchia e uno sbuffo della Britney mancata. Scendendo, Maddy si rese conto che il sole era quasi calato, che la vecchia a casa doveva essere terribilmente in apprensione, e soprattutto che aveva fame. In giro non c’era quasi più nessuno, vide in lontananza soltanto una coppietta di ragazzi mano nella mano. Calcolò le distanze. Erano circa dieci km. In mezz’ora ce l’avrebbe fatta. Era veloce.
Scattò, tagliò per il parco, incorse in uno stormo di piccioni, rincorse i piccioni, tentò di non farsi distrarre dall’uomo che vendeva panini con la salsiccia. Si fece quasi investire da un auto, e poi da un suv. Infine, arrivata alla porta della vecchia, iniziò a lamentarsi fino a svegliarla e a rientrare alla base. In fondo anche un felino ha bisogno di qualche distrazione dalla noia quotidiana, ogni tanto…
Emma Fiorentino
Classe / Liceo Classico Galileo di Firenze