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Nel bel mezzo di un uggioso pomeriggio d’estate – Racconto

Estate, quel periodo dell’anno in cui ci si dovrebbe dedicare ad attività divertenti. Quanti ragazzi non aspettano altro che poter stare tutto il giorno a zonzo con gli amici di una vita, a mangiar di tutto, parlare, passare insieme tempo prezioso che non sapresti come impiegare altrimenti. Ecco, al pensiero dell’estate Cassie non era proprio pervasa da un senso di gioia. Anzi, quello che provava in quel momento era un mix indefinito di rancore e tristezza. Mettetevi nei panni di una solare ragazzina di tredici anni: concedetele la fine della scuola, datele una valanga di tempo libero, e toglietele gli amici, tutti. Quei traditori… Jeff era andato a trovare gli zii in campagna. Susie era partita alla volta dell’affascinante Parigi. Pure Mara, la sua amichetta del cuore, l’aveva piantata in asso… in effetti, come avrebbe potuto rinunciare ad un viaggio in Giappone? Pure lei lo avrebbe fatto se si fosse trovata nella sua stessa situazione, e non se ne vergognava affatto.
Ma ora era lei quella che si tormentava. E, nel suo personale tormento, da intendersi nel rotolare continuamente sull’erba fresca del vecchio parco comunale, aveva finito per sporcarsi la gonna. Peccato… Era una bella gonna di cotone grezzo, ora tinta di una bellissima tonalità di blu; era appartenuta a sua madre e vederla imbrattata di terra ed erba non la rendeva proprio entusiasta.
Lentamente – del resto chi aveva voglia di correre con 38 gradi all’ombra, raggiunse il fontanello pubblico, posto in fondo al parco. Sempre con molta calma iniziò a sciacquare l’orlo della gonna. Non fu un lavoro di fino, anzi. A procedimento concluso l’intero indumento grondava. Decise, controvoglia, di stendersi al sole; la gonna si sarebbe asciugata prima e lei non avrebbe rischiato un accidente standosene all’ombra. Scelse una panchina, poco lontano dal fontanello, e vi ci si stese sopra. Da quella posizione era facile controllare l’intero parchetto. Nulla di nuovo, si intende… Il solito e monotono parco… Le consunte altalene di legno… Il tutto circondato da una trasandata e arrugginita cancellata… Ah, non dimentichiamoci del cartello con scritto “INGRESSO VIETATO” a caratteri cubitali, posto sopra una malandata porta di legno a ridosso della cancel…
La giovane impiegò qualche istante prima di realizzare che quel cartello non l’aveva mai notato prima d’ora. Questa volta, tutt’altro che lentamente, si diresse verso la porta; stava letteralmente correndo. Incuriosita, spinse piano, piano. Sentì un tonfo, come se qualcosa di pesante e molto grande avesse travolto qualcos’altro. Una luce abbagliante la investì in pieno. Accecata, barcollò per un po’. Si fermò quando le parve di toccare qualcosa di morbido. Era finita lungo distesa su un prato. Tuttavia, non era la tenera erba del vecchio parco comunale, anzi era più che altro un’immensa distesa di delicato muschio; qua e là spuntava qualche imponente roccia, anch’essa parzialmente o del tutto ricoperta a sua volta. Un placido fiumiciattolo scorreva tranquillo tagliando a metà l’enorme pianura che, solo ora se ne accorgeva, occupava il suo intero campo visivo. Le venne incontro una donna, della quale non riconobbe le sembianze. Era una splendida donna dagli occhi blu ammantata in una larga veste bianca. In un momento di infantile distrazione le venne da pensare che quegli occhi fossero molto simili ai suoi, come i capelli. Troppo simili, e la cosa la disturbava. Ma ciò che la irritava maggiormente era che la sconosciuta non la guardava nemmeno in volto. No… si limitava a guardare la sua gonna, mentre da quegli occhi, così profondi, iniziavano a scorrere copiose lacrime.

Cristian Panella / Liceo Classico Galileo di Firenze