Non c’è più tempo

Siamo arrivati ad un punto cruciale, signori. Non c’è più tempo per pensare o ritardare, dobbiamo agire adesso e dobbiamo farlo con forza. Non possiamo continuare ad affidarci alle generazioni future, solo per giustificare la dipendenza di questa società capitalista dal consumismo di massa.
Le generazioni future siamo noi, e siamo stanchi di essere solo la “generazione digitale” che passa le sue giornate davanti ad uno schermo, subendo passivamente le azioni criminali che troppi hanno avuto la possibilità di compiere. Siamo qui oggi, e siamo qui perché ci è stato promesso un futuro in cui avremmo potuto fare qualunque cosa, mentre adesso ci troviamo a dover salvare un mondo in mano a promotori dell’ignoranza e del negazionismo.
L’orologio ticchetta, e noi abbiamo adesso una scelta. Ci troviamo davanti ad un ultimatum: cambiare drasticamente il nostro stile di vita, o condannare la nostra specie e tante altre all’estinzione definitiva. A chi importerà poi del petrolio? Chi manderà avanti le fabbriche, chi scaricherà montagne di rifiuti in mare? Le calotte polari si stanno sciogliendo, il livello dei mari si sta inesorabilmente alzando, moltissime specie animali sono costrette a spostarsi alla ricerca di aree più fresche in cui vivere. Gli effetti che tutto questo potrebbe produrre negli anni a venire sono la diffusione di malattie epidemiche, aumento della forza di uragani, drastico calo della disponibilità di acqua potabile. E tutto questo non tra cento, mille o diecimila anni: si parla di 2050-2100.
Il primo passo verso un cambiamento deve essere compiuto adesso. Ora non è più tempo di incolpare cannucce e gomme da masticare sui marciapiedi: è tempo di colpire il male alla radice. E’ tempo di agire sulle fabbriche, sulle industrie, sugli scavi alla ricerca dell’oro nero. E’ tempo di riconoscere che siamo in crisi, e di muovere guerra al riscaldamento globale con ogni mezzo.
Non si tratta più di una questione puramente ambientale: è una questione umanitaria. Sempre più persone sono colpite dagli effetti che questo cambiamento sta avendo sul pianeta, eppure noi “occidentali” non muoviamo un dito. Del resto, quando mai si è fatto qualcosa per prevenire che la crisi ci toccasse, senza aspettare di essere direttamente coinvolti?
Sentendo dei numerosi disastri che avvengono ormai troppo di frequente assumiamo un’aria contrita, scriviamo un paio di post a riguardo, dopodiché archiviamo l’informazione. Ma per quanto ancora potremo permetterci questo lusso? Quanto ancora abbiamo prima che i disastri colpiscano anche la nostra Europa? Quanto tempo ci rimane di beata ignoranza, prima che ci decidiamo ad agire?
Matilde Di Prima / Liceo Classico Galileo di Firenze