Poetry Is Dead

Quando si parla di poesia, solitamente si pensa ad una vecchia moda del diciannovesimo secolo. La maggior parte delle persone non riescono a nominare un solo poeta moderno, e ancora meno possono dire onestamente di aver letto opere di poesia al di fuori dell’ambiente scolastico.
A questo punto si potrebbe essere tratti in inganno, pensando che la poesia sia effettivamente morta. Nessuno la scrive, nessuno la legge. Le Guerre hanno ucciso la poesia.
Ma perché? Come fa una guerra ad uccidere la poesia? In tutta la storia ci sono state migliaia e migliaia di guerre, eppure nessuna di queste è riuscita a fare ciò che è stato fatto nell’ultimo secolo. Come mai? Molti direbbero che la causa sta nel tipo di guerra combattuta. Mai si erano verificati conflitti pari a quelli visti dal ‘900 in poi. Nessuna guerra aveva mai avuto portata tale, e nessuna guerra aveva mai visto verificarsi gli eventi orripilanti capitati nelle Guerre Mondiali. E come potrebbe un poeta descrivere la bellezza del mondo, dopo aver visto di cosa esso è capace?
Per quanto, ironicamente, poetica quest’osservazione sia, non ha molto senso se la si prende in considerazione con occhio critico. Sì, non si può negare che queste guerre abbiano causato tragedie che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, ma come potrebbe ciò giustificare la scomparsa di un elemento così importante e così fondamentale per la nostra cultura come la poesia. Essa ci ha sempre accompagnato, è sempre esistita assieme all’uomo, già da prima che si conoscesse la scrittura. Già esistevano poesie, canzoni, poemi epici che hanno fatto da trampolino di lancio, per così dire, a tutta la letteratura moderna e antica.
Quindi, come potrebbero due guerre distruggere una storia di convivenza che dura da millenni?
In realtà, la poesia non è morta. Esiste ancora, essa vive e respira, continuando ad essere il cuore pulsante della nostra società, per quanto sia difficile da credere.
Noi viviamo in un mondo di didascalie, di brevi frasi ad effetto che hanno il compito di tenerci in contatto con la realtà. Un recente studio ha dimostrato che la capacità di concentrazione media di uno studente americano nel 2010 è di circa 8 secondi, in contrasto con i 12 del 2000. Come si può pretendere che una persona si riesca a concentrare su complesse poesie quando ogni 8 secondi ha bisogno di distrarsi?
Eppure, viene fuori che la recente generazione di adolescenti (2002-2005 circa, ossia la Generazione Z) legge in media più poesie delle tre generazioni passate dei coetanei (Millennials, Generazione X e Baby Boomers).
Come si spiega tutto ciò? Si insinua forse che i moderni adolescenti leggano Byron, Milton o Dante?
No, non per forza. Molti si dilettano a leggere poesie, o anche ad ascoltarle. Perché parte integrante e fondamentale della poesia contemporanea si trova proprio nella musica. Cosa sono, infatti, le canzoni, se non poesie recitate con musica? Anche nell’antica Grecia si usava declamare i poemi accompagnandosi con strumenti musicale come lira o cetra o percussioni varie. Qual è la differenza allora? Come mai molti oggi ignorano l’esistenza di poesia in musica?
Forse perché si pensa alla musica come qualcosa di commerciale e ormai snaturato. Forse perché ci sono esempi di musica che fanno perdere le speranze anche ai più assidui sostenitori della poesia. O forse perché, dopotutto, si è perso l’interesse per la poesia. Forse la “depressione scientifica”, ossia il senso di perdita di controllo e mancanza di significato nella propria vita che affligge molte persone, ha “spoetizzato” la poesia. Qualunque sia la ragione, resta un fatto.
La poesia non è morta. Che sia in una canzone, o anche in un libro di poesie di cui i più ignorano l’esistenza, o anche in un blog o in post su Internet, non possiamo farne a meno. La poesia è sempre con noi.
Certo, sono cambiati i parametri, e magari non si è più attenti alle regole metriche, ma esiste ancora.
Dimenticata, certo, e trascurata. Eppure c’è.
Molti ritengono che la bellezza cantata nelle poesie non sia più credibile in questo mondo che va di corsa e mostra a tutti il suo volto più oscuro. Ed è proprio qua che si sbagliano: la poesia non è solo bellezza. La poesia è anche orrore, e paura, e odio. È amore, e tristezza e ansia.
Ma del resto lo è sempre stata. E magari in futuro cambierà ancora, e sarà derisa e denigrata come adesso. Ciò nonostante, continuerà ad accompagnarci, silenziosa e onnipresente, destinata a testimoniare la storia di migliaia di vite condannate altrimenti a restare nell’anonimato.
Matilde Di Prima – Liceo Classico Galileo