Serendipità

Nel 1492 Cristoforo Colombo stava cercando l’India, quando scoprì l’America. La mattina del 15 novembre 1886 John G.Wilkes, avendo bevuto un po’ troppo la sera prima, decise di prendere un bicchiere dello sciroppo del farmacista John Stith Pemberton e, per renderlo un po’ più gradevole l’allungò con dell’acqua frizzante; nacque così la Coca-Cola. Nel 1928, Alexander Fleming si dimenticò incustodita sul bancone una piastra di vetro con alcuni batteri, detti stafilococchi. Tornato a lavoro, al posto di questi ultimi era comparsa una muffa, che si scoprì solo in seguito essere la penicillina, antibiotico che ha salvato milioni di vite. Queste sono solo alcune di molte scoperte che hanno cambiato la storia, tutte avvenute per caso, magari a seguito di un piccolo errore, una semplice dimenticanza. La fortuna di fare felici scoperte per puro caso ha un nome: si chiama Serendipità. Si tratta di un neologismo coniato in inglese da Horace Walpole: la serendipità è la capacità di interpretare correttamente eventi fortuiti, accorgersi di piccoli importanti dettagli, quando si sta cercando tutt’altro. Il termine fu ispirato dalla favola persiana “Tre Principi di Serendippo”, in cui i tre protagonisti si salvano da situazioni difficili grazie a piccoli indizi trovati per caso e saputi interpretare con acutezza e intuizione. La serendipità è dunque il saper trarre da un errore una risposta ad una domanda che non è stata ancora formulata; è il prodotto non solo della sorte, ma anche di un’accurata osservazione e di un intuito creativo. Affrontare la vita con serendipità è una sfida che tutti dovremmo accettare e prendere come proposito per l’anno a venire. Farlo significherebbe, infatti, riuscire a guardare in faccia i nostri sbagli, cercando di scoprire in essi qualcosa di positivo.
Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze