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Giuseppe Governale, direttore della Direzione investigativa antimafia ospite d’eccezione al Liceo D’Oria

di Chiara Zuanazzi

Saranno la scuola e i giovani  a  combattere la mafia

Il Generale Giuseppe Governale, comandante dei ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) e attualmente direttore della DIA (Direzione Investigativa Antimafia), nato a Palermo il 7 gennaio 1959, da tempo si impegna nel sensibilizzare i giovani sui rischi e sulle dinamiche delle organizzazioni illecite.

Martedì 28 maggio e’  stato ospite d’eccezione al Liceo Classico Andrea D’Oria di Genova, intrattenendo i giovani e spiegando i problemi che permettono l’infiltrarsi delle organizzazioni mafiose  all’interno di enti statali o, addirittura, nel governo stesso.

Il Generale fin da subito ha espresso il suo interesse nella formazione dell’opinione degli studenti e dei giovani, in modo da garantire una informazione adeguata per permettere l’annientamento di qualsiasi organizzazione mafiosa.

Si è sentito in dovere di giungere fino a Genova, poiché, insieme alla Liguria stessa, viene attentamente osservata dalla mafia, e perciò ogni cittadino dovrebbe comprendere che questa è ovunque e riesce ad infiltrarsi in ognuno luogo, se glielo si permette.

Da anni infatti, per natura della popolazione è per convenienza, vi era un forte negazionismo, movimento che portava chiunque, anche coloro che vivevano a strettissimo contatto con la mafia, a negarne l’esistenza, per mezzo della celebre frase “la mafia non esiste”.

Errore fatale che molti commettono, è affermare che le organizzazioni illecite si siano formate solamente a partire dallo sbarco degli americani sulle coste siciliane alla fine della Seconda Guerra mondiale; ciò è totalmente errato poiché già nel 1700 si erano insidiate a Napoli famiglie e classi sociali nettamente dominanti, che favorivano permessi ed agevolavano le richieste di chi si rivolgeva loro. Nonostante siano passati secoli da questa primordiale forma di mafia, il fattore scatenante che ha fatto proliferare ed ingrandire in modo esorbitante le organizzazioni, è stato l’incapacità dello Stato di detenere il monopolio del potere. Al contrario in molte occasioni, quest’ultimo si è servito (e si serve tutt’ora) dell’entita solida che si incarna nella mafia.

Insieme al negazionismo, un altro fenomeno che supporta questo “secondo stato” è l’individualismo siciliano e di altre popolazioni, che pensano più alla propria famiglia e a se stessi, rispetto a fondamentali principi morali che se applicato efficientemente farebbero sgretolare la mafia.  Sussite quindi un totale disinteresse verso l’esterno, e si preferisce “farsi da sè”.

Prima della sua morte, Giovanni Falcone venne denigrato da tutti i giornali, fu vittima di “veleni”,  perché ritenuto invadente nei confronti di molte famiglie mafiose o che si affidavano ad esse.

Inoltre, sempre a causa del negazionismo, si dovette aspettare fino al mega processo del Pool Antimafia, prima che si potesse capire che ormai, Cosa Nostra, la Camorra e ‘Ndrangheta erano giunte oltre Roma da molto tempo, e che la questione era assai grave.

L’omertà delle persone e degli stessi uomini d’onore, la pesante banalizzazione del problema, la troppa indulgenza da parte dello Stato, specialmente la rassegnazione dei cittadini che abitano nelle zone più colpite da questi fenomeni, ne hanno favorito la diffusione.

“E’ una  lotta senza se e senza ma, come quella di Roma contro Cartagine, ha affermato il Generale, davanti ad una platea attonita e silenziosa.

Tutte le organizzazioni illecite hanno una precisa costruzione gerarchica a piramide, ma quello che accomuna tutti gli elementi predominanti è il carattere da leader, la dinamicità, la voglia di fare, la devozione e il non fare troppe domande, ma compiere l’incarico dato; è infatti importante dimostrare di saper detenere il potere e non una ricchezza economica di partenza.

Ad oggi sappiamo che Cosa Nostra si è notevolmente indebolita, lasciando il primo posto all’Ndrangheta e alla Camorra, arricchite grazie al commercio di droga e armi con il Sud America.

Finché ci sarà uno Stato poco convincente la mafia continuerà ad espandere il suo controllo. Tocca a tutti noi però, e specialmente ai giovani, contrastarla, con i fatti e con un netto cambio di mentalità.