• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Greenpeace: multinazionali dietro l’inquinamento da plastica

Greenpeace: multinazionali dietro l’inquinamento da plastica

Da una ricerca portata avanti dalla World Bank è emerso che ogni giorno dal 2013 ad oggi sono stati prodotti circa 3.5 milioni di tonnellate di rifiuti a livello globale, e che la cifra sfiorerà gli 11 milioni a fine secolo. Le conseguenze che comportano e comporteranno sull’ambiente sono ormai ben note a tutti per il loro impatto catastrofico. Ma davvero di tutti questi rifiuti non è possibile riciclare niente? Chi sono i principali colpevoli del fenomeno che da anni ci sta riguardando sempre più dal vicino?
Sono questi i punti che ha trattato Greenpeace Italia in un report del 23 ottobre. Greenpeace è un’associazione internazionale non violenta, attiva dal 1971, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. Greenpeace sostiene che i più grandi produttori di plastica monouso nel mondo siano le multinazionali, come Coca-Cola, Colgate-Palmolive, Danone, Johnson e Johnson, Kraft Heinz, Mars, Nestlé, Mondelez, PepsiCo, Procter & Gamble e Unilever, le cosiddette Fast Moving Consumer Goods, FMCG.
Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, afferma che la produzione di imballaggi non è in calo, bensì in incremento. Questo a causa di un’importante carenza di informazione delle multinazionali: queste infatti non sono a conoscenza del termine del ciclo dei loro imballaggi e neanche della quantità prodotta e riciclata di essi. Le proposte sono di aumentare ulteriormente l’uso della plastica riciclata, ma il caso è un altro: è necessario trovare sistemi alternativi per la distribuzione dei prodotti.
Il cuore del problema infatti non sta tanto nella tipologia dei prodotti, quanto nella quantità e qualità di imballaggi. Anche se ogni produzione è costituita da materia riciclabile, così non è per tappi, buste, sacchetti, scatole, rivestimenti, polistirolo e quant’altro.
Tutte le bottiglie di Coca Cola sono costituite per lo più da plastica, chiuse da tappi in plastica, imballate nella plastica e portate a casa in sacchetti di plastica; basti pensare che ogni anno vengono consumate più di 1,3 miliardi di bottiglie di Coca Cola.
Dal report è emersa anche la filosofia dietro la tendenza ormai molto popolare dell’usa e getta. L’idea che ultimamente sta diventando di moda, l’idea “consumo e poi non mi importa” denota una mancanza di puro interesse in ciò che ci riguarda, nonostante si parli del mondo in cui viviamo, in cui respiriamo. Questo pensiero è tipico della società odierna anche in altri campi, ma si rispecchia moltissimo in quello ambientale.
Quel che viene fuori è che queste compagnie, le quali influenzano costantemente le nostre scelte quotidiane, hanno paura di affrontare la situazione, per timore di rimetterci. Il concetto che troppo spesso viene tralasciato è che se oggi uno risparmia, un domani qualcun altro pagherà.
Gemma Petri / Liceo Classico Galileo di Firenze