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Il movimento anti-plastica sta facendo passi da gigante nel mondo intero

Recentemente, tutti gli Stati Uniti, dalla California alla East Coast, hanno iniziato a mobilitarsi per provare a cambiare l’andamento delle cose dal punto di vista ambientale. Infatti, dopo aver visto le conseguenze scioccanti del climate change e dell’inquinamento provocati dall’uomo, molti hanno deciso di provare a fare qualcosa.
Alcuni risultati sono già stati ottenuti: molte città hanno bandito le buste di plastica nei supermercati. A New York sono stati creati negozi appositi per i cosiddetti “plasticofobi”, sono state ideate anche bottiglie in silicone riutilizzabili, raccoglitori di feci canine di carta e vibratori biodegradabili (anche se quest’ultimo progetto è stato solo abbozzato).
Ultimamente c’è anche stato un enorme boom del vetro, un materiale che ha infatti sostituito la plastica in molti ambiti: Pepsi e Procter&Gamble hanno ricominciato a produrre bibite contenute in bottiglie di vetro, e anche molti detergenti e saponi vari, adesso sono venduti in contenitori di vetro. Nonostante questo sia già un passo avanti, c’è ancora molto da fare per ridurre l’inquinamento e poco tempo da sprecare; ma è difficile: la plastica ormai fa parte del nosto presente e del nostro quotidiano.
Susan Freinkel, reporter di San Francisco e autrice di “Plastic, a Toxic Love Story”, afferma che la tendenza di essere “pro ambiente” sta diventando di massa, e porta l’esempio della figlia Costanza, che esce di casa solo con la bottiglia di metallo e non usa mai bottiglie di plastica, dato che sulla West Coast chi le utilizza è visto di cattivo occhio.
Il Times, che ha recentemente fatto un’inchiesta sul movimento anti-plastica, ha elencato delle semplici, ma utili, regole a cui possiamo attenerci. Prima di tutto, portare con noi una borsa riusabile quando si va a fare la spesa, provvedimento in realtà già applicato da molti; secondo punto della lista è invece quello che sancisce di comprare frutta e verdura ai mercatini rionali oppure sfusi, e non confezionati, nei supermercati. Altri punti importanti del decalogo sono l’uso di vestiti fatti con tessuti naturali e la conversione al mercato dell’usato di quelli che vogliamo dismettere.
L’articolo del Times si conclude con un messaggio mirato a motivare i lettori: con un po’ di coraggio e spirito di osservazione, attorno a noi possiamo scoprire molte plastiche di cui fare a meno. L’importante è passare dalle parole ai fatti.
Viola Maestri / Liceo Classico Galileo