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Indonesia, il biglietto del bus si paga con bottiglie di plastica

Plastica e traffico sono due enormi problemi del mondo contemporaneo, ma di recente è stata trovata un’unica soluzione, ed ha un nome piuttosto strano: “Suroboyobus”. Se vi state chiedendo di che si tratta, sappiate che è un bus, per l’esattezza una nuova linea inaugurata qualche mese fa in Indonesia, chiamata così per la città in cui circola, Surabaya. Il fine è quello di ridurre l’inquinamento da plastica e quello stradale facendo pagare il biglietto tramite bottiglie di plastica monouso. Sostanzialmente, più riusi, più viaggi. L’idea nasce da i due disagi che in Indonesia necessitano di urgenti rimedi.
Per quanto riguarda il problema della plastica, il paese è ad un punto critico: qui vengono prodotti 187 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. Per questo l’obiettivo è quello di rimuovere gli scarti plastici entro il 2020, impresa che potrebbe andare a buon fine seguendo il progetto “Suroboyobus”.
D’altro canto il tema traffico non è da meno. A Surabaya i mezzi pubblici rappresentano solo il 25% dei veicoli totali, quando il sindaco vorrebbe riuscire a pareggiare il numero di quelli pubblici e di quelli privati. Prendere il bus inoltre non diminuisce soltanto il traffico (e quindi una maggiore sicurezza civile) ma decresce l’inquinamento acustico (meno veicoli, meno motori e clacson) e lo smog.
È anche un incentivo ad ampliare i propri orizzonti sociali, a conoscere più persone, ad aprire nuovi ponti verso realtà diverse. Devo al mitico 22, che tutti i giorni mi porta fino al Duomo, la conoscenza di due tra i miei migliori amici, che altrimenti non avrei mai avuto l’opportunità di incontrare. Questo grazie ad un piccolo pezzetto di strada condiviso.
Sono infatti le piccole cose che fanno una rivoluzione, come quella che sta avvenendo in Indonesia. Consegnando solo dieci bicchieri monouso o cinque bottiglie di plastica grandi si può viaggiare per due ore, ma ciò che è incredibile è il “guadagno”: la plastica a fine giornata ammonta a circa 250 kg, equivalente a 7,5 tonnellate al mese.
Tutta questa plastica però dove termina? Dopo essere stata separata da tappi ed etichette (che, non dimentichiamoci, vanno in un cassonetto diverso), viene comprata all’asta da aziende di riciclaggio che la ritrasformano, pronta per essere utilizzata di nuovo. Non finisce qua: il denaro ricavato dall’asta viene speso per finanziare la linea “Suroboyobus” e gli spazi verdi della città.
Che dire? Alla luce di tutto questo, non posso fare a meno di immaginarmi in un futuro più verde mentre salgo sul mio caro, vecchio 22 con un paio di bottiglie di plastica sotto braccio.
Gemma Petri / Liceo Classico Galileo di Firenze