In ogni tempo, filosofi, letterati e uomini che hanno speso la loro vita per l’arte, ma anche gente comune che vive una quotidianità ordinaria, più volte hanno rimproverato alla natura di essere stata avara con il genere umano poiché ha concesso una vita breve e veloce, che va via proprio quando si inizia ad assaporarla, a capirla, ad apprezzarla.
Ma lamentarsi non giova a nulla. A che serve compiangersi e lasciarsi fluire il breve tempo a cui siamo destinati nell’angoscia e nella noia? Qualcuno potrebbe contestare il luogo comune della brevità della vita umana, come ad esempio fece il grande Seneca, quando argomentò a lungo che il saggio è colui che riesce a vivere lungamente, perché non è vittima del tempo, poiché riesce a dominarlo senza farne spreco, utilizzandolo per nutrire l’anima e lo spirito. Celebre per altro il suo aforisma pe cui “ il maggiore ostacolo del vivere è l’attesa, che dipende dal domani ma spreca l’oggi”.
Quanti giovani sono incapaci a vivere, convinti quasi che la vita sia eterna, inseguendo sempre il domani e con la sensazione che il tempo sia come congelato in una perenne giovinezza. Ma ad un certo punto è come se ci si risvegliasse da lungo torpore. La prospettiva cambia: ci si accorge di come la vita trascorre in fretta. Ci si rende conto che non c’è il tempo per le emozioni negative, e che la vita va vissuta e gustata attimo per attimo, emozionandosi per le piccole cose, apprezzando i piccoli gesti, sapendo cogliere la bellezza di alcuni attimi che nascondono granelli di felicità. Tutto ciò significa anche guardare ogni giorno con speranza e anche se non sarà un giornata perfetta sarà comunque una giornata piena di vita.
Benedetta Gallo VA
