Le buste biodegradabili non sono ciò che pensiamo

Nonostante si pensasse che le buste biodegradabili (o compostabili) si disfacessero entro tre mesi, recentemente è stato scoperto che in realtà anche questa tipologia di buste “green” ci mette anni a decomporsi. Decisamente una sgradevole sorpresa… Questo fatto è stato portato alla luce tramite una ricerca dall’Università britannica di Plymouth, che alla fine è stata pubblicata sulla rivista “Environmental Science & Technology”.
I ricercatori hanno provato per tre anni la “resistenza” di quattro tipi di buste in quattro diversi ambienti. I tipi di sacchetti presi in considerazione sono stati i seguenti: le buste in polietilene ad alta densità, ovvero la plastica tradizionalmente usata per la produzione di sacchetti; quelle in plastica oxo-biodegradabile, che in teoria è predisposta alla frammentazione in tempi brevi; quelle in plastica compostabile, che si dissolve nell’ambiente al 90% in sei mesi; e quelle in plastica compostabile, che si disintegra in tre mesi e può essere usata per produrre il fertilizzante compost. Per quanto riguarda i vari ambienti, gli studiosi hanno scelto un luogo all’aria aperta, uno sottoterra, uno in acqua di mare e l’ultimo in condizioni di laboratorio.
Dai risultati emersi da questo studio, si può osservare che le buste compostabili si sono dissolte in tre mesi, sì, ma solo per quanto riguarda quelle immerse in acqua di mare! E questo ha fatto perdere le speranze a molti e ha strabiliato altri, che certamente si aspettavano risultati diversi. Le conclusioni e i pensieri finali dei ricercatori sono riassumibili in queste frasi: “Complessivamente, i nostri risultati mostrano che per nessuna delle buste si può essere certi che mostri un sostanziale deterioramento in un periodo di tre anni in tutti gli ambienti. Non è quindi chiaro se le formule oxo-biodegradabile o biodegradabile forniscano tassi di deterioramento sufficientemente avanzati da essere vantaggiosi, al fine di ridurre la spazzatura marina, in confronto alle buste convenzionali.”
Questa ricerca ha anche dimostrato quanto in realtà, il termine “biodegradabile” sia usato scorrettamente, in quanto utilizzato rispetto a prodotti a base di polimeri tradizionali o con l’aggiunta di additivi che accelerano la frammentazione, come ad esempio le plastiche “oxo-biodegradabili”. In effetti, alla fine, le uniche a portare correttamente questo termine sono le bioplastiche compostabili!
In conclusione, penso che l’unica vera soluzione all’enorme problema che è l’uso di plastiche inquinanti, sia la ricerca e l’applicazione di modelli di corretta gestione dei rifiuti organici o, in alternativa, semplicemente smettere di usare buste di plastica…
Viola Maestri / Liceo Classico Galileo