L’incremento sottovalutato di obesità dei bambini

Molti genitori lo smentiscono, i pediatri lo ignorano, ma il problema è concreto: secondo un recente studio, infatti, in Italia il 20% dei bambini è in sovrappeso mentre il 10% rientra nella fascia di obesità. I risultati dello studio, presentati al Congresso europeo tenutosi a Glasgow, potrebbero suscitare stupore. In età infantile, attratti da questo mondo nuovo in cui siamo stati appena catapultati, siamo spinti a muoverci più di quanto non facciamo nel resto della nostra vita. La curiosità ed il fascino per tutto ciò che ci circonda ci costringe a toccare, sperimentare, correre. Eppure, il tasso di obesità è comunque straordinariamente elevato. Com’è possibile?
Ci giunge in soccorso il grande scienziato Konrad Lorenz, fornendoci una probabile spiegazione. Egli riuscì infatti a provare che da piccoli si tende ad imitare le abitudini dei nostri genitori, in quanto primi riferimenti, prime ancore solide in un mare sconosciuto. Il fisico di questi bambini potrebbe essere dunque il riflesso delle situazioni familiari, recentemente sempre più proiettate (in particolare nei paesi sviluppati) verso una vita sedentaria, parallelamente anche allo sviluppo tecnologico, che conduce le persone ad aumentare di peso. Anche l’accumulo di stress, poiché siamo soliti scaricarcene tramite la bocca (come ad esempio il vizio di fumare, di mangiarsi le unghie, di masticare chewing gum) altera la nostra percezione del senso di fame, spingendoci a mangiare per uno stimolo apparente, non legato ai nostri bisogni fisici. Questo, in aggiunta a una scarsa mobilità, provoca molti casi di obesità negli adulti.
D’altronde l’alimentazione di un bambino è interamente gestita da essi, considerato che il primo non ha ancora le facoltà per nutrirsi con le proprie forze. La responsabilità della salute dei propri figli ricade sul genitore, che spesso sceglie di ignorare il problema, sminuendolo, convincendosi che esso non sia reale, per timore o di affrontarlo o di ammettere un proprio errore. Se sul momento potrà sembrare una rapida ed efficace soluzione, il bambino ne risentirà col tempo. Claude Maffeis, professore di pediatria all’università di Verona spiega che più si agisce tardivamente e meno sarà garantito il successo dell’intervento. Istruire fin da piccoli i propri figli su una corretta educazione alimentare diviene fondamentale per garantire loro un rapporto meno accidentato con il cibo anche negli anni a venire. Nel momento in cui i genitori si rifiutassero di riconoscere l’obesità nei figli, viene ribadito il dovere dei pediatri di controllarne altezza e peso.
Da cosa è data questa urgenza impellente di correggere un’eventuale anomalia di peso? Quale differenza potrà mai apportare qualche chilo in più? Se si dovesse trattare esclusivamente di un fattore estetico, l’emergenza non sarebbe poi tanto grave. Purtroppo invece l’obesità complica il metabolismo, causando sempre maggiori episodi di diabete, glicemia e pressione arteriosa elevata e limitando l’aspettativa di vita, ma è anche la causa di difficoltà psicosociali che spesso sfociano in episodi di bullismo, emarginazione, scarsa autostima e infine autolesionismo.
Esiste una soluzione? Oltre a provvedere ad una doverosa sensibilizzazione sull’alimentazione, di enorme importanza è spronare i propri figli a svolgere attività fisiche piuttosto che statiche. È stato provato da numerosi studi che il movimento influisce anche sulle capacità cognitive dell’individuo, senza contare tutti gli altri benefici a carattere psichico e sociale che comporta. Come già avevano scoperto gli antichi romani, insomma, anche oggi è sempre valido l’antico adagio “mens sana in corpore sano”.
Gemma Petri / Liceo Classico Galileo di Firenze