L’ultima provocazione di Banksy

“Distruggere creando” è un concetto che potrebbe sembrare un’antitesi, ma nelle ultime settimane ci è stato dimostrato che la distruzione e la creazione vanno a braccetto, sopratutto nell’arte. È il caso dell’opera “Girl Whit Balloon”, del famoso street-artist Banksy, la cui identità è ancora avvolta nel mistero. Questa infatti è stata fatta a pezzi dal suo stesso creatore nel momento stesso in cui veniva assegnata al suo compratore, per una cifra poco inferiore ad 1,2 milioni di euro, il 5 ottobre scorso all’asta di Sotheby’s, una delle più importanti case d’asta del Regno Unito. Al colpo del martelletto è scattato un allarme e la tela è scivolata dalla cornice, autodistruggendosi e destando lo stupore di tutti i presenti.
“Going, going, gone”, con questa didascalia l’artista senza volto ha postato sulla propria page instagram, unico profilo social dell’artista, la foto della sua più recente dimostrazione dell’opposizione alla commercializzazione della propria arte, seguito da un video in cui spiegava come aveva programmato una delle più sorprendenti performance artistiche degli ultimi anni: la realizzazione di un opera d’arte, mentre la stessa veniva messa all’asta. All’interno della cornice, che era stata specificata nel catalogo, in quanto creata dall’artista stesso, Banksy aveva montato un taglia carte, che è stato attivato a distanza al momento della consegna. Nonostante il quadro fosse in possesso di Sotheby’s da circa 12 anni, la rinomata casa d’aste sostiene di non aver notato nulla di strano prima d’allora, eccetto forse il peso eccessivo e la grandezza della cornice, che però avevano considerato come una parte dell’opera stessa.
Il messaggio di critica alla vendita delle sue opere, però, ha avuto l’effetto contrario: infatti il suo valore è stato triplicato, diventando l’opera di Bansky venduta al prezzo più alto. L’acquirente, anch’esso d’identità ignota, ha insistito per continuare nell’acquisto, nonostante avrebbe potuto non ottemperare al pagamento, sostenendo di aver comprato un pezzo di storia dell’arte.
La nuova opera, ora intitolata “Love Is In The Bin” (L’Amore è nella pattumiera), ha già fatto il giro dei media, affascinando e divertendo, per la pungente provocazione che è diventata. La tela, per metà ormai tagliata a strisce è esposta alla Wilson Gallery, dove già centinaia di Londinesi fanno la fila per poter dare un’occhiata all’opera più discussa degli ultimi tempi. Non può non colpire il palloncino rosso, salvato dalle lame del tritacarte, che ha distrutto soltanto la parte umana dell’opera. Rimane infatti intatto, nella tela stoppata a metà, mentre vola via dalle mani della bambina. Se sia un modo per evidenziare la necessità dell’arte di essere libera dalle mani dell’uomo, non si sa; rimane certamente un simbolo di resistenza e opposizione alla tendenza di intrappolare l’arte, che sia in una casa di un privato o in una semplice cornice di legno.
Alessia Priori / Liceo Classico Galileo di Firenze