Siamo troppo compulsivi con lo smartphone

Ci annoiamo ad una festa? Smartphone. La lezione a scuola ci annoia? Smartphone, nonostante il divieto. Siamo in autobus e non sappiamo cosa fare? Semplice, smartphone. Per quanto possa sembrare strano, quello di portare la mano alla tasca ed estrarre il proprio cellulare è diventato un gesto spontaneo, che compiamo meccanicamente in ogni occasione in cui non sappiamo bene cosa fare, spinti dalla noia e dal senso di vuoto. Così il cellulare è diventato il nostro compagno di vita, diventando, in alcuni casi, una mania compulsiva.
Alcuni ricercatori hanno deciso di fotografare i momenti in cui cerchiamo più spesso il telefono o altri dispositivi affini e che cosa, invece, ci aiuta a staccarci dallo schermo. I risultati sono stati presentati a Glasgow, alla prima Conferenza internazionale fra esseri umani e computer.
Lo studio ha coinvolto 39 persone di età compresa tra i 14 e i 64 anni a cui è stato chiesto di scorrere le app presenti sui loro smartphones e di dire ad alta voce a cosa stavano pensando mentre compivano quell’azione,indicando poi quali applicazioni li spingevano ad assumere comportamenti compulsivi. I risultati hanno indicato che l’utilizzo compulsivo è innescato da momenti di totale nullafacenza come l’attesa di una persona oppure lo svolgere un compito considerato ripetitivo e noioso. Altro fattore scatenante dell’utilizzo compulsivo è l’attesa di un messaggio desiderato, che ci induce a giocherellare col cellulare tenendolo sempre sott’occhio invece di svolgere una qualsiasi altra attività. Secondo le risposte dei partecipanti, le uniche cose che possono mettere un freno a questo inquietante circolo vizioso sono gli appuntamenti o i compiti che siamo chiamati obbligatoriamente a svolgere oppure il semplice essersi accorti di aver passato troppo tempo al cellulare.
Ma cos’è che accende in noi quella voglia di stare attaccati allo schermo?
Certamente la possibilità di chattare, di cercare informazioni su internet, di interagire sui social. Quante volte, infatti, dopo aver pubblicato una foto su un qualsiasi social, entriamo più volte sullo stesso per controllare il numero di like ricevuti? Ilaria Cataldo, dottoranda in Psicologia e Scienze cognitive presso l’università di Trento, ha commentato che la messaggistica istantanea e i social permettono di avere in ogni momento una comunicazione immediata e forniscono l’opportunità di interagire in modo più rapido e semplice, anche se meno diretto e completo.
Ma come possiamo riuscire a staccarci dai cellulari? Dall’Università di Washington è arrivata l’idea di inserire dei meccanismi negli smartphones che ne provocherebbero il blocco temporaneo, come se fossero spenti. Questa idea ha però trovato un ostacolo nei partecipanti all’esperimento che hanno dichiarato di non percepire come dannoso il loro comportamento e che perciò non capiscono un’idea così drastica. Gli autori hanno quindi pensato di sviluppare dei sistemi che possano promuovere un uso consapevole delle app.
Un grande problema è che la nostra attenzione è costantemente risucchiata dalle notifiche delle varie app, che spesso ci distolgono da attività ben più importanti, per questo, Cataldo suggerisce di silenziare le notifiche delle varie app e di non tenere il cellulare con sé quando si è a tavola, durante l’attività sportiva o mentre si ha una conversazione con qualcuno.
Per combattere in modo efficace il problema della “dipendenza da smartphone”, si dovranno comprendere appieno quali fattori ambientali e genetici influenzino le abitudini legate all’uso dei dispositivi; in questo modo, in futuro, sarebbe possibile capire come guidare gli utenti verso un uso sempre più consapevole.
Ma perché non provare a stare “disconnessi” almeno per un giorno? Il “No phone Day”, ricorrenza annuale dell’11 maggio, potrebbe essere un buon trampolino di lancio per iniziare una disintossicazione da questa tecnologia sempre più invasiva.
Laura Cappelli / Liceo Classico Galileo di Firenze