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Viaggi interstellari multigenerazionali: una questione etica

Con un suo video, il divulgatore scientifico Adrian Fartade decide di trattare un tema di cui probabilmente nessuno aveva mai parlato sul web fino ad adesso: i viaggi interstellari multigenerazionali. Un tipo di viaggi per l’universo ancora mai intrapresi dal genere umano, e decide di analizzarli e spiegare se siano giusti eticamente o no.
Fin da prima dell’atterraggio sulla Luna con l’Apollo 11 nel 1969 l’uomo ha sempre sognato di viaggiare per l’universo, alla ricerca di pianeti abitabili in cui magari trovare nuove forme di vita intelligenti. Già con le tecnologie odierne, la scienza continua a spingersi sempre più in alto: adesso stiamo puntando a studiare Marte, magari tra qualche decennio punteremo a pianeti esterni perfino al Sistema Solare. Ovviamente, almeno con ciò che la scienza ci propone adesso, per viaggiare verso pianeti che sono lontani da noi non basterà una sola generazione di esseri umani (tra gli ottanta ed i cento anni), contando le enormi distanze tra la Terra e possibili pianeti con proprietà favorevoli alla vita. In questo caso, per viaggi con una durata di alcuni secoli, l’equipaggio di un’ipotetica prima generazione nata e cresciuta sulla Terra dovrà fare affidamento su figli e pronipoti.
“È giusto da parte del primo equipaggio far nascere le generazioni successive all’interno della navicella, con una destinazione predestinata, facendo quindi vivere a figli o nipoti quella che è la loro missione?”
I pronipoti sarebbero costretti a vivere lì per tutta la vita, essendo di fatto terrestri, anche se mai stati sulla Terra. Per noi (in questo caso il primo equipaggio) l’importante sarebbe colonizzare il pianeta in questione, non soffermandosi a pensare effettivamente alla vita delle generazioni che non arriveranno a destinazione, “scrivendone” il destino.
Poi ci sarebbe la scelta dello spiegare o meno ai propri figli perché sono su quella navicella e che molto probabilmente non vedranno mai un vero pianeta. Fartade si interroga anche su questo, spiegando che secondo lui in tutti e due i casi sarebbe ingiusto moralmente per le generazioni successive,
che non hanno potuto scegliere sul loro futuro; venendo a sapere questo potrebbero ribellarsi e magari voler tornare indietro. Però, allo stesso modo, se tenuta nascosta la verità sul pianeta Terra e sulla loro storia passata, potrebbero avere una reazione simile. Fartade inoltre aggiunge che lui nel caso opterebbe sulla prima ipotesi, prendendosi la responsabilità delle azioni dei pronipoti in futuro e spiegando loro che saranno una parte importante per la civiltà (o una parte dell’umanità che si tende verso nuovi mondi) e che hanno una storia alle spalle; non sono orfani.
Un altro problema, continua Fartade, potrebbe essere quello di dover saper gestire, anche dopo la propria morte, la vita di una società sulla navicella; dovendo includere epidemie o carenze di cibo o acqua, rischiando di arrivare a destinazione con talmente pochi umani che non ne sarà valsa la pena.
Edoardo Merlini / Liceo Classico Galileo di Firenze