Agguato nella foresta – Racconto

Samirah cavalcava veloce verso la foresta senza guardarsi indietro, il vento freddo le tagliava le guance, gli stivali appesantiti dall’acqua sbattevano con ritmo sul fianco del cavallo.
Mentre cavalcava Samirah si accorse che la foresta presto sarebbe stata avvolta dalle tenebre; così si iniziò a preparare per la notte: prese della legna, e con sassi, muschio, legno e foglie si costruì una piccola capanna. Infine prese del legno e creò un piccolo falò.
Finito il tutto, prese la carne essiccata dalle sacche e con questa cenò dignitosamente.
Finita di mangiare la carne, legò il cavallo con una fune ad un albero, e mentre si stava per coricare udì delle voci provenienti dalla boscaglia che borbottavano: «Caspita, ancora niente… Se torniamo dal capo senza informazioni, non la passeremo liscia!»
«Già, quindi sarà bene che troviamo velocemente la ragazza…»
A sentire quelle parole, Samirah si nascose dentro ad un cespuglio. Prese la spada e la legò al fianco, poi prese l’arco e lo mise tra le spalle e infine si avvicinò verso gli uomini che parlavano.
«Niente di niente, capo, della ragazza nessuna traccia…» disse uno di loro.
Alla battuta il capo imprecò sotto voce: «Eppure avevano detto che era qua, come avete detto che si chiama?»
«Samirah» gli rispose un altro. Per un momento, Samirah ebbe un mancamento, ma non si scompose, silenziosamente si arrampicò sull’albero più alto; mentre saliva il sudore le colava sulle mani complicandole l’impresa.
Appena salita, si sistemò su un ramo e vide una cosa splendida: in lontananza poteva scorgere un castello illuminato. Solo le urla sottostanti la riportarono alla realtà, i soldati avevano trovato il cavallo. La sua unica possibilità di sfuggire alla cattura consisteva nel restare nascosta sull’albero. E così fece, anche se avrebbe dovuto rinunciare a un destriero che non l’aveva mai delusa.
Samirah si mise a osservare i soldati, che già stavano iniziando a perquisire il suo piccolo accampamento. La giovane non sapeva cosa fare e così decise di tentare il tutto per tutto; prese l’arco e incoccò la freccia: le mani sudavano sull’arco e le tremavano, infine prese la mira e scoccò.
Un urlo seguì il lancio e un uomo di sotto cadde a terra trafitto, i soldati sottostanti iniziarono a urlare e schiamazzare per capire dove fosse arrivata la freccia. Un’altra trafisse un secondo uomo, che stramazzò al suolo.
Uno dei soldati indicò l’albero urlando: era finita per lei.
«È lì! È lì sopra!» urlarono i soldati.
Così presero le asce e iniziarono ad abbattere l’albero. Infine cedette. L’albero cadde giù, e con lui pure le speranze di Samirah.
L’impatto a terra fu decisivo: Samirah non si muoveva più.
Tutti i soldati si avvicinarono a lei mormorando, poi fu il silenzio. Nessuno si mosse, tranne il capo che urlò al cielo in segno di vittoria. L’avevano presa.

Luca Garofalo / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze