All’improvviso, nell’ora di matematica – Racconto

Non ne posso più!Lascio tutto e parto. Benjamin pensava questo durante l’ora di matematica, che noia! Beh, dopo aver preso un 4 al compito di geometria era demoralizzato. Come lo avrebbe detto ai suoi genitori? Come avrebbero reagito? Di questo Benjamin non se ne preoccupava più di tanto, pensava solo alla meta del suo viaggio e a quando sarebbe partito, al più presto, ovviamente, non voleva tornare a casa o almeno non voleva rivedere i suoi genitori, non voleva essere sgridato e messo in punizione. Benjamin pensava solo alla libertà. Durante le ore successive pensava a come agire; rifletteva se gli sarebbe convenuto tornare a casa per prendere gli oggetti indispensabili alla sua sopravvivenza come il caricabatterie, gli auricolari, una corda, una torcia, un sacco a pelo e tante altre cose inutili che per una rara evenienza gli avrebbero fatto comodo; forse gli sarebbe convenuto non rischiare di incontrare i suoi genitori a casa e magari dirigersi verso l’aeroporto?
“In Messico!” urlò nel bel mezzo della lezione di Storia. Ecco dove sarebbe andato, dove avrebbe avuto la libertà di fare quello che gli pareva, come mangiare dolci a volontà e stare sveglio fino a tardi, per svegliarsi il giorno dopo e non andare a scuola. Suonò la campanella delle 14:00. Uscì dalla classe a testa alta, sicuro dei suoi propositi. Si diresse verso la fermata dell’autobus e prese il primo che passava, senza guardare se fosse quello giusto, ma dopo tante fermate era arrivato, proprio un colpo di fortuna lo aveva portato lì di fronte a quella enorme struttura chiamata… aeroporto. Appena entrato si sentì spaesato: gente che partiva, chi piangeva di gioia, chi invece era triste perché doveva lasciare i suoi cari e in tutto questo c’erano bambini felici con le loro famiglie magari solo perché avevano sentito parlare bene di quella città anche se poi i musei, le mostre che avrebbero visitato si sarebbero rivelate noiose. In tutto questo frangente Benjamin si sentì triste perché forse non avrebbe più rivisto i suoi genitori che, anche se potevano sembrare noiosi, erano sempre le persone che gli volevano più bene di tutti, ovviamente dopo i suoi nonni per i quali lui era il centro del mondo. Si fermò.
Svenne. Venne portato immediatamente all’ospedale più vicino dove fortunatamente o sfortunatamente lavorava sua mamma che, appena lo vide arrivare in ambulanza, andò nel panico. Poi prese da parte un volontario dell’ambulanza per chiedergli cosa e dove fosse successo. Quando il volontario le disse che li avevano contattati dall’aeroporto si sentì frustrata: si chiedeva cosa ci facesse suo figlio in un posto così affollato in cui vai solo per determinati motivi. Per la testa le passarono le idee più strane. Arrivò a pensare che suo figlio fosse dentro a una banda di spaccio. Ma il suo Benjamin ora stava male. Corse in suo soccorso per cercare di avere più notizie possibili ma i suoi colleghi, avendo riconosciuto il ragazzo, non le permisero di seguire il caso. Tutti i familiari e gli amici andarono a trovarlo. Benjamin ricevette anche la visita della tanto odiata professoressa di matematica che gli chiese quale fosse stato il motivo di quella tentata fuga. E lui le raccontò tutta la storia e la professoressa si sentì in colpa e gli promise che glielo avrebbe fatto recuperare. Nel mentre la madre era fuori dalla porta che origliava e a sentire la vicenda scoppiò a piangere. Dopo una settimana Benjamin tornò a casa e poi ricominciò la scuola, più motivato che mai e da quel giorno la tanto odiata professoressa di matematica diventò la sua professoressa preferita.
Ilaria Biserni / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze