Avventura nell’ora di Scienze – Racconto

Quel giorno la lezione di scienze era più noiosa del solito e di certo non aiutava il fatto che la professoressa Martini fosse di malumore.
Noemi riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti, la notte precedente non aveva chiuso occhio, troppo impegnata a immedesimarsi nella vita di Beatrice Prior, la protagonista del suo romanzo preferito, Divergent. Sarà stata la quarta volta che la ragazza leggeva quel libro, quello stesso libro che le aveva fatto provare mille emozioni e paure, che le aveva trasmesso l’ansia della scelta, perché Noemi doveva scegliere in che liceo andare e che strada prendere, proprio come Tris doveva scegliere in che fazione andare a vivere.
Comunque, se c’era una cosa di cui la ragazza era sicura, era che si stava per addormentare, insomma, chi è che preferisce ascoltare la spiegazione sul DNA quando può farsi una bella dormita? Tanto la professoressa era impegnata a sgridare Francesco, non si sarebbe mai accorta di una povera, insulsa e piccola ragazza rannicchiata sul banco.
Vabbè dai, solo cinque minuti e poi…

Nel dormitorio degli Intrepidi regnava il silenzio, si sentivano solo i respiri dei ragazzi appisolati sulle brande e, ovviamente, si sentiva anche Zeke russare, ma quello praticamente faceva sempre così. Erano le due di notte quando un urlo squarciò il silenzio, Noemi scattò a sedere sul letto.
In meno di un minuto tutte le ragazze e i ragazzi nella stanza (sì, non erano divisi) andarono nel panico, i ragazzi cercavano di aprire la porta chiusa a chiave la sera prima, mentre alcune ragazze urlavano disperate e il resto, compresa Noemi, cercava di mantenere la calma.
Si sentì un altro urlo, più acuto di prima, poi un tonfo: i ragazzi erano riusciti ad aprire la porta.
Si riversarono tutti fuori dalla stanza, chi cercava i suoi amici negli altri dormitori e chi cercava di capire la provenienza di quell’agghiacciante grido.
La ragazza si diresse verso il Pozzo, un dirupo situato dietro la palestra, aveva come la sensazione che quel posto centrasse qualcosa, come se andandoci avrebbe trovato la fonte di quella strana situazione. Il vento si infiltrava nel pigiama e Noemi rabbrividiva ogni volta che la sua pelle si scontrava col pavimento ghiacciato, si pentì subito di non aver preso almeno le scarpe, anche perché una volta uscita ci sarebbe stato solo asfalto. Superò la porta e subito il freddo la investì, non che all’interno dell’edificio ci fosse poi così tanto caldo, ma a distoglierla dai suoi pensieri fu una figura rannicchiata in un angolino, dalla posizione in cui era – le ginocchia al petto e il viso nascosto tra di esse- sembrava stesse piangendo. Un po’ esitante si avvicinò all’inquietante sagoma e si accorse che era una ragazza, i capelli erano legati in una coda alta e qualche ciuffo ribelle fuoriusciva dall’elastico, si sedette per terra accanto alla figura e le mise un braccio intorno alle spalle. Non era mai stata brava a consolare le persone, però sapeva che in quel momento non poteva fare altro se non starle vicino. Dopo qualche attimo carico di imbarazzo finalmente trovò le parole giuste: «Che è successo?» Era inutile chiederle chi era, intanto doveva occuparsi di trovare la fonte di quell’urlo e magari quella ragazzina centrava qualcosa. La ragazza non rispose, anzi, un singhiozzo la scosse tutta e nascose sempre di più il viso nelle ginocchia.
«Se mi dici perché stai male, potrei aiutarti… Hai sentito quell’urlo?» subito dopo averlo chiesto Noemi se ne pentì, non aveva proprio tatto in questo genere di situazioni. La ragazza smise di singhiozzare e lentamente alzò la testa, con voce spezzata disse:«Se n’è andato»
Sinceramente, Noemi non capì il senso di quell’affermazione, forse intendeva che un suo amico aveva cambiato fazione ed era scappato. Non sapendo cosa fare la abbracciò, non l’aveva mai vista in giro, magari era una nuova arrivata.
«Chi?» chiese Noemi cercando di consolarla con scarsi risultati.
«Christian, Christian Mason, mio fratello» disse abbassando lo sguardo, e una lacrima le rigò il viso.
Christian era un suo compagno di corso, una volta avevano combattuto e l’aveva stracciata: era davvero un asso nei combattimenti corpo a corpo, sempre primo in classifica e pieno di ragazze che lo seguivano come un cagnolino, insomma… il perfetto esempio di Intrepido. L’ultima volta che Noemi aveva visto Chris era stato il giorno prima. Le aveva detto una cosa precisa: «Prenditi cura di mia sorella», e senza neanche darle il tempo di rispondere, era già uscito dalla mensa, diretto chissà dove.
Lentamente il respirò tornò regolare e la figura smise di tremare, Noemi ne approfittò per parlare.
«Come ti chiami?» chiese cercando di non sembrare invadente.
«Cassidy» rispose la ragazzina.
«Uhm…» le sarebbe piaciuto chiedere in che senso il fratello se ne fosse andato, ma non le sembrava il caso, quindi si limitò a guardarsi intorno.
All’improvviso Cassidy guardò Noemi negli occhi, si alzò e con una manica si asciugò gli occhi ancora lucidi.
«Se non l’avessi capito, è morto» disse, glaciale, la ragazzina.
Le immagini cominciarono a vorticare, tutto diventò sfocato e instabile, e prima di poter dire qualcosa, Noemi si svegliò…

Qualcuno le scuoteva le spalle con forza. «Noemi svegliati! Sta per arrivare il prof di Arte!»
Con un salto si alzò dalla sedia nel momento preciso in cui entrò il professore.
«Buongiorno, ragazzi!»

Chiara Pinco / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze