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Il caso Jimmy Durmaz: quando l’aggressività dei tifosi distrugge lo sport

Jimmy Durmaz é il calciatore svedese, di origini siriane, che durante la partita contro la Germania, del 23 giugno,ha “fatto perdere” la squadra negli ultimi minuti della partita, cosa che non é di certo sfuggita ai tifosi. È proprio per questo che il calciatore è stato minacciato, anche di morte, e insultato.
Il calciatore, di 29 anni, ha fatto il cambio a pochi minuti dalla fine della partita, che stava per finire in pareggio. Purtroppo ha causato una punizione che a portato al goal della Germania. Dopo questa sconfitta i tifosi hanno iniziato a sfogarsi su Jimmy e quale mezzo migliore c’è per fare questo senza essere scoperti se non tramite internet? Il povero Jimmy sui social network è stato bombardato da insulti, uno piú cattivo dell’altro, ed è stato minacciato perfino di morte. I commenti delle persone purtroppo sono sopratutto riferiti alle sue origini straniere.
A sostenere Jimmy ci sono peró i suoi compagni di squadra e gli amici. I suoi compagni hanno commentato affermando compatti che “si perde come una squadra” . L’amico d’ infanzia Jiloan Hamad in un’intervista ha dichiarato di voler essere lui al posto dell’amico perché “nessuno dovrebbe essere vittima di razzismo e di tanto odio quanto ne é stato dimostrato a te”, ha detto Jiloan.
Questo era solo un esempio di come lo sport, un tempo nato per imparare a collaborare, condividere e sopratutto divertirsi, stia diventando una via di sfogo per molti tifosi che ricorrono spesso alla violenza, soprattutto a quella verbale Ormai sono sempre piú frequenti gli altleti che denunciano le minacce ricevute per i loro moment negative sul campo. La polizia all’inizio non prendeva molto sul serio questo atteggiamento ma le cose sono andate peggiorando. La cosa più triste di tutte è però che molti degli insulti e delle minaccie su internet sono lanciate da ragazzini.
Nel 2014 é stato condotto uno studio che ha dimostrato che quello dell’atleta é uno dei lavori piú sottoposti a minacce verbali, ma anche fisiche, e supera perfino la pericolosità (logica) di lavori che comportano rischi come quello del poliziotto.
Rebecka Altomare / Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze