La casa abbandonata e la mia ricompensa – Racconto

Era une fredda domenica d’inverno. Mi alzai dal letto svegliato dalla TV, lasciata accesa il giorno prima da mia sorella e dalla sua migliore amica Melissa, da tutti chiamata Meli.
Scesi le scale del letto e mi precipitai verso la cucina per evitare che mia sorella e Melissa finissero tutto quello che era sul tavolo, perché ne sarebbero state capaci (soprattutto mia sorella).
Finita la colazione, andai a lavarmi. Dopo essermi lavato accesi la stufa, presi i vestiti che mi sarei dovuto mettere e ce li posi sopra. Aspettai dieci minuti che i vestiti si fossero scaldati, li ripresi e me li misi addosso.
La mamma dalla stanza di sopra mi chiese mezza assonnata e mezza turbata:
– Tesoro? Sei sveglio? –
– Si mamma, sono sveglio. Sto già facendo colazione –
– Bene, ora finisci la colazione, poi fa’ i compiti e, solo dopo averli finiti, vestiti perché verso le 12.00 andremo in campagna da zietta Gloria e zio Alex per vedere la loro nuova casa –
Finita la colazione con latte, fette biscottate e marmellata, vado barcollando in camera per prendere il diario dei compiti e iniziare a farli.
Prima di aprire il libro di Aritmetica presi il quadernino delle comunicazioni per far firmare alla mamma l’avviso dello sciopero che si terrà domani, lunedì 19 novembre.
Appena aprii il quadernino vidi una nota disciplinare e dissi: – E questa che cos’è? – Lo dissi a bassa voce per fare in modo che mamma non mi sentisse. Ne lessi il contenuto e solo a quel punto mi ricordai di che cosa si trattava.
Sotto la nota c’era scritto: “Firma”. A quel punto capii che dovevo per forza farlo vedere alla mamma o al babbo.
Salii di sopra e decisi di farlo vedere alla mamma anche se sapevo già che si sarebbe arrabbiata subito alla prima parola che avesse letto. E immaginatevi un po’… è successo proprio così, dopo averla letta mi chiese la penna per firmare, ma non solo… mi chiese anche spiegazioni sul perché l’avessi presa!
A quel punto ero obbligato a dirgli tutta la verità, ma la pregai di non dire niente a papà. Dopo questa discussione gli dissi che mi doveva firmare anche l’avviso dello sciopero. Dopo che me lo ebbe firmato, tornai in camera mia e mi misi a fare i compiti.
Iniziai con Aritmetica per lunedì, Antologia per martedì, Scienze per mercoled… e così via fino a finire i compiti di tutta la settimana. Dopo di che misi tutto a posto e chiesi a mamma se potevo uscire a fare una giratina con Giovanni (un mio coinquilino). Uscii di casa e andai a chiamarlo. Ci sedemmo su una panchina accanto ad una casa abbandonata.
Assaliti dalla curiosità, decidemmo di entrarci dentro. La osservammo molto bene e cercammo indizi da portare per la mia ricerca su un posto che ci ha incuriosito.
Giovanni nel suo zainetto trovò un block notes e una penna e così con quel quadernino potemmo scrivere tutto ciò che trovavamo interessante.
Uscimmo dalla casa per vederla da fuori e Giovanni trovò il nome di chi ci aveva abitato: “CASA SMITH”
Tornai a casa e feci delle ricerche su questa famiglia su Internet. Mi apparve la pagina di un giornale on line che diceva che molti dei parenti di questa famiglia erano morti e altri invece erano andati a vivere da altrove. Allora, decisi di parlare di questo per la ricerca di scuola.
Mi munii di fogli, carta, forbici e colla e iniziai a fare le mie ricerche. Il giorno dopo, a scuola, raccontai cosa avevo scoperto a tutta la classe e mi presi un bel 9e mezzo. Scrissi il voto sul diario e poi, a casa, lo feci vedere alla mamma che si congratulò con me, così mi feci perdonare per quella nota presa pochi giorni prima.
Beatrice Bessi / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze