Le stravaganti avventure di Francesco – Racconto

C’era una volta un ragazzo di nome Francesco, un ragazzo intelligente che studiava tutti i pomeriggi per molte ore, prendeva bei voti a scuola, ma aveva soltanto due amici.
Un giorno, mentre stava andando a scuola, pensando a una verifica che avrebbe avuto di lì a pochi minuti, sentì una voce proveniente dal nulla che gli disse di correre subito nella casa abbandonata nella periferia della città. Ma chi era che glielo ordinava? Appena se lo chiese, sentì rimbombare quella voce un’altra volta forte e chiara nella sua testa…
“Va’ subito là” disse.
Ma Francesco aveva paura, quindi tornò a casa dalla mamma. Le raccontò tutto, ma lei non gli credette perché sua madre era scettica su qualsiasi cosa: fantasmi, mostri, bambole che si muovevano da sole, eccetera eccetera.
“Non so cosa fare” si disse Francesco “O non ci vado, o vado da solo, o vado chiedendo rinforzi” concluse.
Decise che ci sarebbe andato chiedendo aiuto ai suoi migliori amici Giovanni e Andrea.
Per prima cosa decise che sarebbe andato da Giovanni. Appena fu arrivato, gli chiese se voleva andare insieme a lui nella casa abbandonata nella periferia della città. Lui gli rispose di sì e così andarono da Andrea. Francesco gli chiese la stessa cosa che aveva chiesto a Giovanni, ma lui gli rispose di no perché aveva paura. Allora Francesco e Giovanni decisero di portare insieme a loro il cane feroce del signor Rabbioso. E così partirono all’avventura.
Appena furono arrivati a metà strada la strana voce proveniente dal nulla disse ai tre ragazzi: “Voi siete i prescelti, dovete sconfiggere tutte le cose strane, maligne e cattive che ci sono nella casa, vi conviene prepararvi prima di combattere contro quelle creature”.
Allora Francesco e Giovanni, impauriti, decisero che si sarebbero dovuti preparare per non soccombere lottando con quelle creature strane, maligne e cattive.
Allora tornarono a casa di Francesco e si prepararono: Francesco prese le mazze da baseball che usava suo padre quando era piccolo, una torcia, delle fionde e raccolse dei sassi, poi prese i suoi vestiti da militare, dandone uno anche a Giovanni, e se li misero.
Francesco e Giovanni si incamminarono verso la casa abbandonata. Ci vollero all’incirca venti minuti per arrivare, camminando di buon passo. Quando furono arrivati, la casa sembrò loro ancora più maestosa e paurosa del solito. Si avvicinarono pian piano alla porta d’ingresso e, pur sapendo che non c’era nessuno, bussarono alla porta.
Con loro grande sorpresa sentirono un rumore di passi che si avvicinavano verso la porta, che si aprì all’improvviso lasciando apparire sulla soglia un grande uomo muscoloso con un vestito nero, un paio di occhiali scuri e un microfono vicino alla bocca che disse con voce tuonante:
“Cosa volete voi due? Io sono il guardiano di questa casa e il mio compito è quello di proteggerla. Qui non può entrare nessuno tranne me!”
Francesco e Giovanni si spaventarono moltissimo e il cane del signor Rabbioso ancora di più, così tanto che scappò a gambe levate verso il bosco non molto distante e non si fece più vedere dai due ragazzi. Anche Francesco e Giovanni furono lì lì per scappare ma all’improvviso la voce si fece sentire ancora più tuonante nelle loro teste:
“Non fatevi impaurire. Potete entrare da un cunicolo che si trova sul retro della casa, dietro una grata sul marciapiede. Quando sarete entrati vi guiderò verso la vostra missione”.
Allora Francesco e Giovanni fecero come per andarsene dicendo al custode di scusarli perché avevano sbagliato casa.
A quel punto fecero il giro della casa e scorsero immediatamente la grata di ferro di cui aveva parlato la voce. Sembrava molto pesante e difficile da togliere ma appena la smossero si staccò subito. Dentro era molto buio. Così buio che decisero di accendere la torcia che si erano portati dietro. La luce della torcia illuminò una stanza molto grande, spaziosa ma vuota.
Improvvisamente nelle loro teste risuonò di nuovo la voce misteriosa che disse:
“Siete molto vicini al termine della vostra missione, ancora un piccolo sforzo. Incamminatevi per quel corridoio che comincia in fondo alla stanza, seguitelo e arriverete a una porta.”
Francesco e Giovanni seguirono il corridoio buio e arrivarono alla porta. Ci appoggiarono l’orecchio per vedere se si sentisse qualche rumore all’interno della stanza. Stettero ad ascoltare e sentirono come un debolissimo miagolio. Cercando di non fare rumore per non farsi sentire dal guardiano, provarono ad aprire la porta. Senza che se l’aspettassero la porta si aprì facilmente. Guardarono all’interno, cercando di scorgere qualcosa nel buio.
In lontananza si vedevano soltanto due occhi gialli. Puntarono la torcia verso i due occhi gialli e videro che c’era un gattino.
I due ragazzi sentirono di nuovo la voce nelle loro teste, che disse:
“Sono io che vi parlavo. Vi ho guidato qui per liberarmi. Il guardiano mi tiene prigioniero in questa stanza. Vi ho detto che in questa casa c’erano delle cose cattive e maligne per invogliarvi a venire qua. Vi prego, portatemi via”.
Francesco e Giovanni rimasero stupiti. Impietositi dalle parole del gattino lo raccolsero delicatamente da terra e lo portarono via dalla casa, facendo attenzione a non farsi sentire dal guardiano. Decisero che avrebbero tenuto sempre con loro quel gattino speciale, curiosi di scoprire come sarebbe diventato da grande.
Giacomo Pucci / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze