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L’intolleranza dei tolleranti: il paradosso di Popper, i social e la morale dell’uomo moderno

I social sono sempre più mezzo e luogo per petizioni, proteste, sollevazioni di massa. La maggior parte delle volte queste azioni cercano solo di abbattere il pensiero di una persona, senza discuterne democraticamente. Queste fenomeno si identifica quando si parla di intolleranza.

“I tolleranti tollerano tutto tranne l’intolleranza, divenendo essi stessi intolleranti”. Così scriveva il filosofo inglese Charles Popper e mai citazione é stata più profonda e attuale. Prima di arrivare ai giorni nostri bisogna però guardare al passato, quindi ai secoli di sacrifici e rivolte che le varie nazioni europee hanno dovuto passare per arrivare alle costituzioni, quindi alla libertà di parola. Con l’avvento dei social la libertà di espressione ha raggiunto i massimi storici: basti pensare che ora chiunque può  scrivere ciò che pensa a prescindere dalla sua religione, dalla sua nazionalità o dal suo orientamento sessuale.

Purtroppo questa é solo una faccia della medaglia, siamo infatti sotto il controllo di una censura sociale, come i Greci che erano sottoposti alla cosiddetta cultura della vergogna, quindi come Ettore viene costretto a combattere dall’opinione popolare, così noi abbiamo paura di ciò che scriviamo a causa dell’opinione della gente. E il fenomeno viene massimizzato quando si parla di intolleranza, ad esempio la questione fascismo. Il fatto che siano pagine social filonaziste non é certo una fattore positivo, ma di sbagliato c’é anche il pensiero della gente: l’odio che si nutre per il fascismo non é dettato dal rifiuto dei suoi principi, ma viene acquisito come un fatto scientifico. Non si combatte il fascismo per qualche motivo ma solo perché é il fascismo. L’equazione condivisa dalla maggior parte delle persone é fascismo=intolleranza, ma é dettata da un’analisi troppo superficiale.

L’ origine di questo pensiero é la seconda guerra mondiale, i crimini di Hitler e Mussolini hanno mascherato i crimini di Stalin, che non possono certo essere perdonati dal fatto che abbia combattuto il fascismo. E come se ci fossimo dimenticati che l’odio prescinde dall’orientamento politico. E ciò che stupisce é la modalità con cui agisce oggi la gente. Siamo passati in meno di un secolo dagli importanti principi che guidavano i partigiani, all’ottusa testardaggine degli attuali leoni da tastiera. É evidente quindi la parabola discendente della morale dell’uomo moderno. L’esempio più lampante, fuori dal mondo dei social, sono i recenti scontri di Genova: molti manifestanti, appartenenti sopratutto a partiti di sinistra, hanno fatto di tutto per interrompere il comizio del candidato al parlamento europeo Marco Mori di casapound, partito di estrema destra. Ciò fa capire come l’odio sia un cerchio, iniziato da Mussolini e Hitler, conclusosi con la violenza sui social. 

Tutta questa riflessione non vuole essere un motivo di difesa della morale fascista bensì un’accusa estesa a tutti gli orientamenti politici. L’errore più grande che commettiamo oggi é però quello di concepire l’internet come una zona franca, un posto in cui anche le regole basilari della convivenza sociale perdono di significato. Finché non capiremo questo concetto non potremo mai dirci uomini del futuro, invece di nativi digitali saremo dei primitivi digitali.

Andrea Bruno

IIS Fermi Policoro