• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Meno plastica, per favore: la politica del movimento Antiplastica

Meno plastica, per favore: la politica del movimento Antiplastica

Molte persone negli Stati Uniti stanno cambiando diverse abitudini, stanno riscoprendo il vetro. Nel “New York Times” si parla di molte isole di plastica che invadono i mari, la gente è in pieno shock dopo aver visto i numerosissimi video che immortalano le isole dei rifiuti che finiscono ogni anno nelle discariche, nei fiumi e, come già detto, nei mari.
Stanno aumentando anche notevolmente le città americane in cui si vietano per legge le buste di plastica nei supermercati: questo provvedimento sembra però non bastare, perché la plastica è ancora dappertutto.
Tra i primi a proporre un modo per risolvere il problema ci fu un negozio canadese chiamato Life Without Plastic, che 13 anni fa ha avviato una tendenza che sta diventando come una “moda”, a quanto pare, come sostiene la reporter americana autrice del libro “Plastic, a toxic love story”, Susan Freinkel.
Nella cosiddetta Grande Mela ci sono negozi fatti apposta per “plasticofobi”: bottigliette per il riciclo fatte in silicone, contenitori per raccogliere le feci canine fatte in carta, bottiglie in vetro sia per i saponi come shampoo e balsamo, sia per le più comuni bibite gassate. Queste ultime, al momento della fine del prodotto saranno riempite dal rivenditore.
Far partecipare molte industrie è quasi indispensabile, dal momento che la plastica è venuta a far parte della nostra vita quotidiana: la compriamo, la usiamo e infine la buttiamo (non sempre riciclandola).
Sul Times è ancora presente l’inchiesta del movimento anti-plastica in cui sono presenti alcune norme a cui ci possiamo abituare tranquillamente: la prima è sul voler far portare ad ognuno la propria borsa riusabile prima di andare a fare la spesa, oppure in viaggio.
La seconda è sul privilegiare, per la frutta, i mercati; parlando di mercati dell’usato ci sarebbe anche un’altra questione, ovvero che comprando plastica di seconda mano si eviterebbe di proliferarla. Anche nel campo dei vestiti si potrebbe fare più attenzione, scegliere solo capi in tessuti naturali.
Sono molto d’accordo con questo tipo di movimento perché trovo che le abitudini che ci chiedono di rispettare non sono né tante, né difficili da rispettare. Credo che nessuno voglia vivere in un mondo pieno di plastica, tanto meno nella sporcizia, per questo vorrei impegnarmi nel rispettare queste norme.
Ginevra Farsi / Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze