Un amico inaspettato – Racconto

Un giorno un ragazzo di nome Giacomo andò a fare la spesa per sua nonna, che era tanto malata. Arrivò al supermercato e iniziò a prendere le cose, molto annoiato perché gli piaceva aiutare sua nonna, ma mai quanto uscire con i suoi amici. Uscì e vide un uomo dall’aria sospetta che si guardò intorno e non vedendo nessuno entrò in una strada privata. Giacomo, da ragazzo molto coraggioso, decise di seguirlo perché gli pareva sospetto. Entrò nel vicolo stretto. Le foglie si sgretolavano sotto i suoi piedi e il cuore gli batteva forte. A un certo punto pestò un ramoscello che si ruppe e si sentì un terribile “crac” che condusse Giacomo a nascondersi. L’uomo dall’aria sospetta gridò: – Chi va là?! –
Giacomo rimase immobile e aspettò. L’uomo, non vedendo nessuno, si rimise in cammino e il ragazzo lo seguì. Arrivarono a una casa e l’uomo si fermò. Giacomo, pensando che prima di fare irruzione nella casa avrebbe controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi, si nascose nei cespugli. Giacomo non stette a pensare alle sue allergie e si nascose nel primo rovo che trovò. Purtroppo il nostro caro amico era allergico alle more e guarda caso dove si era infilato? In un rovo di more… Oltre ad essersi bucato, si era gonfiato tutto e la sua allergia si fece sentire con un bello starnuto che però riuscì a trattenere ma non poté impedire il secondo esplodendo in un sonoro “Atchuuuu!”
Il ladro si sentì già in trappola, sapeva che qualcuno nascosto dietro i cespugli lo stava spiando. Nessuno dei nostri personaggi sapeva cosa fare. Giacomo sapeva di dover uscire immediatamente da lì, sennò sarebbe finito in ospedale. Ma il suo pensiero più grande non era la sua salute, ma il pensiero di sua nonna che era a casa da sola oramai da un’ora abbondante e di cosa le sarebbe potuto succedere, e se fosse successo qualcosa sarebbe stata solo colpa di sua. Forse anche la nonna stava pensando a lui e a cosa gli fosse potuto succedere, il perché non fosse già tornato a casa. Giacomo stava per svenire, era tutto rosso, gonfio e pieno di bolle. Dovette uscire e il ladro vedendolo si spaventò e guardava da che parte poteva passare per scappare, ma si accorse che il ragazzo stava male e dovette soccorrerlo, anche se per lui poteva essere molto rischioso. Il ladro andò lì e chiese al ragazzo cosa gli stesse succedendo. Giacomo gli spiegò dell’allergia ma il ladro, ancora spaventato del fatto che poteva essere scoperto e arrestato da un momento all’altro, gli chiese cosa ci faceva lì dietro. Il ragazzo non sapendo cosa dire rigirò la domanda e il ladro fu costretto a rispondere. Il ladro gli spiegò tutto a un solo patto: il ladro non avrebbe detto a sua nonna e ai suoi genitori del pericolo in cui si era messo e avrebbe chiamato l’ambulanza, in cambio Giacomo non avrebbe denunciato il ladro. Allora il ladro si sbrigò a chiamare l’ambulanza per il povero Giacomo che stava veramente male. Il ladro, avendo ormai creato un rapporto con il ragazzo, si prese la responsabilità di accompagnarlo in ospedale fingendosi suo padre in modo tale che all’ospedale nessuno avrebbe mai chiamato i suoi genitori e loro non avrebbero mai scoperto nulla della loro avventura. Giacomo stette in ospedale tre ore. La nonna allora lo chiamò e Giacomo finse di stare bene e le disse che si era fermato in un negozio di videogame che lo aveva appassionato molto, finendo per perderci un’ora abbondante, poi ha incontrato un suo amico con cui si è fermato a fare due chiacchiere e ha fatto un po’ di shopping e il tempo è volato. In quelle tre ore di ospedale i due, ormai diventati amici, chiacchierarono e scoprirono uno un sacco di cose l’uno dell’altro. Ad esempio che il ladro si chiamava Andrea (e da ora in poi lo chiameremo così).
Entrambi amavano il calcio e decisero che la prossima volta che ci sarebbe stata una partita l’avrebbero vista insieme. Siccome Giacomo non amava i ladri, non ne voleva uno per amico, quindi disse ad Andrea: – Se vuoi essere mio amico, non devi rubare, devi fare solo opere di bene. se no ciao ciao -.
Andrea si era reso conto che quello era il suo primo vero affetto e che non l’avrebbe potuto lasciare andare così perché quando era piccolo i suoi genitori divorziarono e lui venne affidato ai servizi sociali. Non ebbe un’infanzia bella e felice come potevamo immaginare, insomma non come quelle dei tempi d’oggi in vui tutti hanno tutto e a nessuno manca nulla anzi abbiamo anche troppo. Andrea volle raccontare a Giacomo della sua infanzia per fargli capire fino in fondo il motivo per cui rubava. Giacomo rimase veramente colpito dalla storia però questo non fu abbastanza per convincerlo a lasciarlo continuare. Allora Giacomo spiegò ad Andrea i suoi motivi: – Vedi… non hai avuto una delle migliori infanzie ma io non lo dico così per divertimento ma per il tuo bene: se poi finisci in carcere? Come faccio senza di te? Ora che abbiamo fatto amicizia e ci siamo conosciuti meglio non saprei come fare, e poi d’altronde non puoi abbandonare così il tuo solo e unico amico -.
Così Andrea poggiando la mano sul cuore giurò che non avrebbe mai più rubato in vita sua. I due si abbracciarono e ad Andrea uscì una lacrima perché era felicissimo e si era commosso. Ormai la giornata era finita e Giacomo dovette tornare a casa ma prima di scappare promise ad Andrea che l’indomani si sarebbero rivisti all’uscita di scuola.
Maddalena Ciani / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze