Una giornata come le altre – Racconto

Ero dietro al bancone del mio bar, pensando che sarebbe stata una giornata come le altre. Come ogni mattina, all’ora di punta entrarono i soliti clienti: la signora della sartoria con il cappello a fiori gialli, l’impresario dell’agenzia immobiliare, una madre con due figli, quello della pelletteria dall’altro lato della strada, un gruppo di quattro amici e un omone vestito tutto di nero…
Non avevo mai visto prima quell’uomo, ma attirò subito la mia attenzione. Appena era entrato nel bar si era guardato in giro furtivamente, poi aveva messo degli occhiali da sole. Era metà novembre; perché mettersi degli occhiali da sole? Non capivo, forse era un ladro? Mi spaventai, l’uomo misterioso si stava avvicinando al bancone:
“Un cappuccino” chiese.
“Prego?” balbettai.
“ Fammi un cappuccino!”
La sua voce era cupa e sembrava si stesse irritando. Guardava di sottecchi una ragazzina del liceo.
“Ecco il suo cappuccino” dissi porgendogli la tazza. Lui la prese e si andò a sedere pochi tavoli distante dalla diciassettenne. Stettero nel bar per circa due ore, il signore vestito di nero non prese nemmeno un sorso del cappuccino, sembrava solamente interessato a tenere d’occhio quella ragazzina. Quando fu ora di chiudere tutti tranne loro due uscirono. Gli dissi:
“Penso lo abbiate già notato che sia l’ora di chiusura…”
“ Torna dietro al tuo bancone!” disse l’omone in modo scontroso.
“Ricky!” esclamò la ragazzina.
“Esatto”.
L’uomo si alzò, ma lei fu più svelta, iniziò un combattimento: l’omone tirava solo pugni, invece la ragazza anche calci e faceva acrobazie favolose. Poi la ragazza corse verso di me e disse:
“Dalla a Charles B…”
Ma non fece in tempo a finire la frase che arrivarono altre persone dalla parte nemica, la ragazzina corse via seguita dal gruppo.
“ Aspetta!” gridai. Ma ormai era troppo tardi, il gruppo si era dileguato.
Cosa dovevo fare? Non aveva finito di dirmi il nome a cui avrei dovuto dare l’oggetto. Guardai per terra, tra i cocci dei vasi, piatti, bicchieri e tazze ormai distrutte c’ era una pennetta USB.
Era una pennetta blu elettrica, appena la inserii nel mio portatile, iniziò a lampeggiare di rosso. In meno di un secondo tutti i miei file erano spariti. Dovevo assolutamente trovare Charles B.
Uscii subito dal bar e mi avviai verso la biblioteca, senza accorgermi che una limousine nera mi stava seguendo. Me ne resi conto forse solo dopo una quindicina di minuti che mi stava seguendo; allora iniziai a correre imboccando un vicolo stretto e buio, pensando che la limousine non sarebbe riuscita a passare. Purtroppo mi accorsi tardi che era un vicolo cieco. La limousine si fermò davanti al vicolo e scesero dalla macchina due guardie del corpo, dopo anche l’omone del bar. Si avvicinarono con fare minaccioso, rabbrividii. Quando ormai erano davanti a me mi convinsi a parlare:
“Signor Ricky…”
“Dammi la pennetta o la prenderò da solo!”
“Scusi?”
“La pennetta USB!”
“ Non ce l’ho con me, l’ho lasciata al bar”.
“Smettila di mentire!”
“Non sto mentendo!”
“ Possiamo farlo sia con le buone sia con le cattive…”
“ Glielo ripeto, l’ho lasciata al bar!”
“Ne sei sicuro!?”
“Ne sono certo!”
“Finiscila con questa scena teatrale!”
“Non lo è!”
“Insisti, eh?”
“Perché ti interessa così tanto quella pennetta?”
Ricky aprì la bocca per parlare, mi aspettavo continuasse a ribattere, ma non disse niente. Sembrava che avesse paura di dire cosa avrebbe fatto con la pennetta o cosa ci fosse dentro.. Calò il silenzio, poi lui disse con voce tremolante:
“Sei riuscito a vedere il suo contenuto?”
“No!” risposi seccamente.
Ricky guardò le sue guardie del corpo, stava diventando nervoso e mi pareva che sul suo volto si stesse accentuando la paura.
“Cosa contiene la pennetta?”continuai io, sempre più curioso.
“Non ti può importare, è meglio per te!”
Cosa voleva dire? Ricky se ne andò, seguito dalle sue guardie del corpo, poi salirono sulla limousine e sfrecciarono via. Mi aveva inseguito per mezza città e se ne andava così? Ricky sembrava aver paura di quell’oggetto, ma perché? E come aveva fatto la pennetta a far sparire in così breve tempo tutti i file del mio computer? La ragazzina del bar che fine aveva fatto? E soprattutto chi era Charles B.? Così tante domande e nessuna risposta… Decisi di tornare al bar, le mani mi stavano iniziando a sudare, così la pennetta mi scivolò di mano. Feci per raccoglierla, poi mi fermai… sul retro della pennetta c’era una scritta piccolissima, che diceva:
“ B-L-A-K-E I-N-D-U-S-T-R- I-E-S”
Un indizio! Finalmente dopo tutte quelle domande, forse ci sarebbe stata una risposta. Cercai su internet e trovai l’immagine di un ritaglio di giornale: “IL CAPO DELLE BLAKE INDUSTRIES CON SUA FIGLIA”.
La ragazza del bar! Era lei! Feci altre ricerche sulla loro famiglia e scoprii che la ragazza si chiamava Melany Blake e il padre… Charles Blake! Come Charles B.? Finalmente avevo capito, ma restavano ancora dei misteri da risolvere: che conteneva la chiavetta? E chi era Ricky?
Dopo pochi istanti sentii la porta dell’ingresso aprirsi. Entrò la ragazza che avanzò verso di me.
“Ce l’hai ancora la chiavetta?” mi chiese.
“Perché sei venuta a riprenderla? Mi avevi detto di consegnarla a Charles.”
“Semplice, pensavo di non riuscire a sfuggire agli scagnozzi di Ricky”.
Le porsi la pennetta USB, quando Ricky piombò nel bar, gridando:
“No, non consegnargliela!”
Melany mi strappò di mano la chiavetta e corse verso l’uscita, ma fu bloccata da Ricky e dalle sue due guardie del corpo che la portarono via. Non capivo più niente, dovevo forse chiamare la polizia? Allora dissi: “ Credo di avere il diritto di sapere cosa stia succedendo”.
“ Sì, adesso puoi,” disse Ricky. Fece una pausa, poi ricominciò: “Devi sapere che avevo trovato il segreto della batteria inesauribile. Una notte sentii degli strani rumori negli uffici della mia impresa, andai a controllare e trovai Melany, la figlia di Charles Blake, che stava scaricando tutti i file segreti sulla sua chiavetta; per fortuna riuscii a fermarla prima che prendesse tutto. Devi sapere che dentro la pennetta c’è un virus che dopo aver duplicato il contenuto del file, cancella l’originale. I Blake decisero di rubarmi l’idea per arricchirsi. Sapevo che sarebbero tornati per sottrarmi il resto del file. Avevo paura che Melany tornasse per scaricare completamente il file e rubare il mio segreto, perciò l’ho seguita fino al bar”.
Il giorno dopo sul giornale c’ era un articolo in prima pagina che si intitolava:
“L’IMPRESARIO E MAESTRO DI ARTI MARZIALI RICKY JONES ARRESTA GIOVANE SPIA INDUSTRIALE”.

Sara Biagiotti / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze