Una lunga attesa – Racconto

Stava tutto il giorno in camera sua, usciva soltanto quando doveva andare a scuola. Si divertiva a stare lì a non fare niente, aspettando che succedesse qualcosa. Per lui la noia era quasi un fratello maggiore. Questo è il protagonista di questa storia, Gianni. Ma lo potete chiamare soltanto Già.
Oltre a non fare niente guardando l’aria, non faceva niente guardando il letto. E non faceva niente guardando il pavimento. E non faceva niente guardando il comodino. Tutto ciò era parecchio noioso, in effetti, e in effetti Già si annoiava parecchio, e non c’ era niente che lo facesse divertire. Niente…
Si annoiava a guardare il film più avvincente della storia dei film avvincenti, si annoiava a giocare al videogioco più bello di tutti, si annoiava perfino a dormire.
Il primo gennaio a Già, che si annoiava guardando il pavimento, comparve davanti un elfo che gli disse:
– Oh, tu, grande avventuriero, vuoi avventurarti insieme a me per salvare il regno degli elfi dall’invasione dei goblin?! –
– No, che noia! – rispose Già senza nemmeno guardare l’elfo – Vattene, piuttosto! –
E l’elfo scomparve. Un’ora dopo nella sua stanza comparve un mago e Già non lo fece nemmeno iniziare e rispose subito: – No! –
Cinque minuti dopo comparve un centauro e Già disse ancora: – No! –
Un minuto dopo comparve Harry Potter e a quel punto Già impazzì perché Harry Potter era uno di quei personaggi che detestava (in realtà detestava tutti i personaggi di tutte le storie ma questi sono solo dettagli) e urlò:
– No, no, no, no, no, no, no, no e poi no! –. Tutto questo si ripeté per tutto l’anno (ovviamente le “persone” che comparivano, ogni volta erano diversi, non possiamo elencarle tute), come pure per l’anno dopo e quello dopo ancora, per dieci anni. A quel punto Già era grande ma non aveva ancora trovato un lavoro perché lavorare l’avrebbe annoiato, pensava. Sua mamma, però, era piuttosto arrabbiata e gli disse: – Basta, domani andrai nell’ufficio del direttore dell’agenzia degli spazzini per farti assumere, è un obbligo! –
– Umpf, che noia! – le rispose Già.
Il giorno dopo, appena Già entrò nell’ufficio del direttore questi disse:
– Sei assunto, domani mattina alle cinque un punto trovati a Piazza della Libertà. E adesso fuori dai piedi! –
E Già uscì. La mattina dopo Già si recò nel luogo che gli aveva detto il direttore dell’agenzia degli spazzini e trovò il direttore e altre persone. Il direttore distribuì le divise e le scope: la divisa era superattillata e la scopa vecchia e rovinata ma Già non disse nulla perché per lui era noioso commentare (ovviamente), poi venne la spiegazione delle vie da pulire e infine gli spazzini si divisero e iniziarono a spazzare ovunque. Mentre Già spazzava via un cumolo di foglie in un parco, notò sotto di esso un buco nero, e Già pensò – Strano questo buco – e per la prima volta Già provo la “curiosità”, dopo entrò, anche se un po’ titubante, nel buco e si ritrovò immerso nell’oscurità. Già urlò “C’è nessuno!?” e subito quel posto si illuminò: si trovava in una grotta piuttosto piccola, davanti a Già c’era una TV che, senza esitazione, lui accese, sullo schermo comparve una scritta che diceva: ”Tu, signor Già, giusto? Ti trovi nella grotta sotterranea nella quale, al termine delle prove , troverai ciò che desideri da sempre e l’uscita. Per aiutarti ti diamo un metro di corda , una spada di bronzo e un arco con 10 frecce. Cerca di non morire”.
Lo schermo scomparve e al suo posto apparvero un metro di corda e una spada di bronzo, Già li prese e tutto tornò di nuovo buio, dopo tre secondi una luce illuminò una grotta che non era più quella di prima, ma molto più grande: c’erano 15 anelli piccoli allineati perfettamente e la solita TV , già accesa e con su scritto un altro messaggio: “Prima prova, devi tirare una freccia e farla passare in tutti e 15 gli anelli; ogni volta che sbaglierai il tiro non potrai più riutilizzare quella freccia e avrai anche una sorpresa”.
Già disse: – Che noia, ma visto che sono qui e non posso uscire …-
Prese arco e frecce, tese l’arco e scoccò la freccia. Vedete, Già sapeva tirare bene con arco e frecce perché sua mamma , quando era piccolo, lo aveva costretto a fare il corso di tiro con l’arco nella sua scuola. La freccia attraversò tutti gli anelli tranne l’ultimo, quando rimbalzò sull’anello la freccia scomparve e, nello stesso istante uno spuntone sbucò dal terreno e per pochissimo non perforò il piede destro di Gianni, che tentò di nuovo e questa volta riuscì a far passare la freccia in tutti e 15 gli anelli. Davanti a lui comparve una porta, Già la oltrepassò… davanti a lui c’era un fiume di lava e sopra di esso un’asta di ferro che fluttuava a un’altezza di 4 metri dalla lava, al posto della TV c’era una pietra con delle scritte incise: “Seconda prova, oltrepassa il fiume di lava utilizzando la corda”. Già legò alla corda un sasso, la lanciò verso la sbarra di ferro, la tirò un po’ per vedere se era salda, prese la rincorsa e… oltrepassò il fiume di lava. Varcò la porta e trovò davanti a sé un drago sputafuoco di medie dimensioni che lo osservò, e una voce disse: “Questa è l’ultima prova , sconfiggi il drago e troverai ciò che desideri da sempre”. Gianni prese la spada, l’arco e le frecce e avanzò verso il drago, iniziò il combattimento, non seppe nemmeno lui quanto durò, ma alla fine vinse lui. Gli comparve davanti un podio con sopra un anello dorato con su scritto “Emozioni”. Gianni se lo mise e tutto a un tratto sentì l’impeto delle emozioni dentro di sé, nello stesso momento si ritrovò nel parco che stava spazzando sempre con l’anello al dito. Da quel giorno in poi Gianni riuscì a provare felicità, tristezza, rabbia, anche se a volte tornava il signor “Che noia”.
Matteo Galli / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze