Una mattinata inaspettata – Racconto

Ogni mattina, come quasi tutti i ragazzi del mondo, credo, faccio una splendida camminata verso la mia scuola.
Dico splendida perché provo ad immaginarmi le cose più assurde che potrebbero capitarmi proprio in quel momento, in realtà non ho molta voglia di mettermi a camminare la mattina quando ancora vorrei essere sotto le coperte calde, ma purtroppo devo farlo, sennò a scuola arriverei sempre con un’ora o più di ritardo.
Tutte le mattine, infatti, mi immagino le avventure che potrei vivere mentre cammino, come ad esempio che dietro la curva del semaforo ci sia qualcuno di molto malvagio ad aspettarmi, quindi ogni volta che giro un angolo e non c’è nessuno dietro tiro un sospiro di sollievo.
Tendo ad inventare storie inquietanti dal punto di vista delle persone normali, ma dalla mia prospettiva sono addirittura mitiche.
Questa mattina, per esempio, ho inventato la più assurda, la più fantastica avventura che mi sia mai venuta in mente, il cui titolo era…ancora non lo so, devo pensarci, ma posso solo dirvi che sarà qualcosa di stupefacente e inquietante allo stesso tempo.
Comincio sempre dai particolari, ad esempio invece che la strada, accanto al marciapiede c’è un sentiero buio dove non si riesce a distinguere bene chi c’è o cosa c’è accanto a noi.
Questo porta ad un castello abbandonato, con ragnatele da tutte le parti dove da un momento all’altro sembra che stiano per cadere pezzi di mattoni.
Nel mio caso il castello viene rappresentato dalla scuola Puccini, che è appunto la mia meta quotidiana.
Successivamente le persone intorno a me iniziano a trasformarsi in animaletti viscidi e terrificanti, le case si trasformano in grotte cupe con all’interno cose che al sol pensiero mi fanno venire i brividi e insomma… tutto un po’ inventato sul momento, perché la mattina non ho molto tempo per elaborare nel mio cervello una storia, anzi alcune volte non riesco neanche a finire il racconto che avevo cominciato ad immaginarmi.
Insomma, come avrete capito sono una persona che immagina cose abbastanza fuori dalla norma.
Essendo io quella che immagina la vicenda io sarei la protagonista, una guerriera che deve assolutamente entrare nel castello perché deve cercare qualcosa di molto importante appartenente alla sua famiglia, ma soprattutto a suo nonno.
Starete tutti pensando che questa “storia” sia come tutte le fiabe del mondo, ovvero che si basa su un’avventura che finisce bene e che i protagonisti vivranno tutti felici e contenti, ma no…
Comunque direi di cominciare a raccontare, sennò vi addormentate e questa storia non verrà mai letta da nessuno.
Quel giorno era un giorno come tutti gli altri, Francesca stava ancora cercando l’indirizzo della foto che le aveva dato suo nonno, infatti si fermava ogni due secondi davanti ad ogni casa per controllare se assomigliassero anche lontanamente a quella della foto.
Improvvisamente si accorse di un piccolo sentiero tutto buio e molto inquietante, essendo molto curiosa e vogliosa di scoprire dove si trovasse quel castello della foto, cominciò ad incamminarsi lungo il sentiero.
Quella stradina era molto strana, come se avesse qualcosa di magico: non c’erano case ma solo grotte, molti animaletti strani e terrificanti e tutto ad un tratto il cielo diventò nuvoloso, come se una tempesta fosse in arrivo.
Francesca continuava a chiedersi quello che ci fosse stato alla fine del sentiero, perciò non le importava se poteva essere pericoloso, per lei le cose importanti erano due: 1. non morire e 2. scoprire il messaggio che il nonno le aveva lasciato con quella foto.
Intanto cominciò a piovere. Quando Francesca prese la foto, pose le mani avanti e se la mise fra le mani in modo da vedere se ci fosse qualche somiglianza o se per caso ci fossero dei particolare uguali; infatti vide la punta della torre di un castello che, guardate un po’ il caso, era proprio identica alla foto.
Presa dalla gioia incomincia a correre, ma cosi forte che inciampa su un sasso. Per fortuna, essendo una ragazza forte, continua senza neanche lamentarsi del dolore, si sarebbe fermata solo quando il castello fosse stato davanti a lei.
Arrivò davanti al cancello, sorrise e le venne in mente che suo nonno ormai l’aveva lasciata da circa tre mesi, poi le venne giù una lacrima che sembrò infinita, ma adesso non poteva pensare a quello ma solo ed esclusivamente al castello. Entrò e vide subito che risaliva a molti decenni prima, infatti era pieno di ragnatele e molto, molto malandato.
Allora si mise a cercare qualcosa che potesse appartenere al nonno, improvvisamente vide una luce che proveniva dalla finestra mezza aperta, entro e vi trovò un messaggio su un tavolo, lo lesse e con stupore si diresse verso una delle camere del castello, aprì il bauletto al centro della camera e… il suono della campanella prese a rimbombare nella mia testa.
Già, era appena suonata la campanella che segnava l’inizio delle lezioni, ed io, costretta ad entrare in classe, non finii di inventare la storia. Quindi mi dispiace per tutti quelli che volevano sapere la fine. Adesso devo andare, sennò la mia professoressa di matematica mi uccide perché arrivo tardi…
Francesca Fognani / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze