Uno strano risveglio – Racconto

Mi svegliai come tutte le mattine: ancora addormentato.

Andai in bagno, mi guardai allo specchio e… non avevo i capelli! I miei capelli erano la cosa (materiale) che amavo di più. Quindi vi potete immaginare la tortura…

Presi la mia felpa, mi misi il cappuccio per non farmi vedere dai miei genitori. Cercai anche un cappello ma per mia sfortuna non portavo i cappelli perché sennò non mi si vedevano i capelli.

Insomma, ora la cosa più difficile era andare scuola. Ogni mattina mi ritrovavo con dei miei amici. Dissi loro di non aspettarmi, perché sarei andato in macchina. Ma io partii prima, per non farmi vedere dai miei amici, andai veloce davanti alla scuola e mi nascosi dietro un cespuglio e aspettai la campanella per entrare. Mi catapultai in classe in un secondo, ma mi ricordai che nell’aula non si poteva tenere il cappuccio, quindi finsi di avere l’otite e che il medico mi aveva detto di tenere il cappuccio per tenere le orecchie al caldo. La prof per fortuna ci cascò in pieno e me lo fece tenere per tutta la lezione.

Finita la scuola, per non rischiare di farmi vedere dai miei genitori dissi a mio babbo che andavo a pranzo da un mio amico. Quanto avrei voluto andarci davvero! Decisi di pranzare con un panino al bar. Appena entrato, vidi un mio amico che mi guardava, io mi girai come un fulmine e decisi di cambiare bar. Provai a entrare in un altro e finalmente pranzai con un bel panino cotto e fontina. Uscito dal bar, mi ricordai che dovevo fare i compiti per il giorno dopo, tra l’altro ne avevo tantissimi, ma non potevo proprio tornare a casa con quel problema!

Continuai a girare per il quartiere, vedendo e ignorando tutte le persone che conoscevo. Stavo ormai pensando di non tornare più a casa finché non mi fossero cresciuti i capelli, ma era un’idea folle, quindi decisi di mostrarmi a tutti, nonostante tutto, nonostante la mia testa pelata.

Mentre attraversavo la strada, concentrato sul mio problema, mi scordai di guardare a destra e a sinistra e… BOOM! Una macchina mi prese in pieno e…

…mi ritrovai sdraiato sul letto, con mio babbo che mi diceva: “Svegliati Lapo, che fai tardi!”

Meno male, era soltanto un incubo… un terribile incubo…

 

Lapo Arnetoli / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze