Uno strano videogioco – Racconto

Un giorno, un bambino di nome Marco si voleva riprendere dalle noiose spiegazioni di storia… non ne poteva veramente più. Egizi, Sumeri e Babilonesi affollavano il suo cervello! Finalmente la campanella lo liberava da quell’incubo!
Subito dopo scuola, decise di uscire e poiché la mamma non voleva che giocasse ai giochini elettronici perché li riteneva orripilanti, le disse che andava alla biblioteca vicino. In realtà, furbo com’era, sarebbe andato in un negozio dove poteva giocare a tutti i videogiochi che desiderava.
Ovviamente la mamma, pensando che andasse in biblioteca, gli disse di sì.
Marco prese l’autobus e si diresse verso un bar perché era l’ora di far merenda e lui non rinunciava mai a mangiare; c’era un piccolo problema, però, un signore si era addormentato sopra di lui e stava sbavando qua e là peggio di un ciccione bulldog.
– La giornata sta prendendo davvero una brutta piega – pensò fra sé e sé.
Doveva scendere ma si dovette far aiutare perché quel povero uomo non si voleva proprio alzarsi. Sceso dall’autobus, si fermò davanti ad un cartellone con scritto”Bella Paperella”, era il bar che indicava la mappa.
Ordinò un panino al pomodoro ripieno di insalata, wurstel, ketchup e ovviamente una bella fetta di carne. Fece in fretta a finire di mangiare e chiese il conto. In tutto costava 10 euro compresa la bibita gassata. Si incamminò verso il negozio dei videogiochi.
Dopo un’oretta scarsa era arrivato a destinazione; osservandolo da fuori sembrava, più che un negozio di giochi, una baracca! Era di legno e all’interno c’erano due stanze: una per pagare dove alla cassa non c’era una persona normale ma… uno scheletro, forse è anche per quello che nessuno ci andava; alla fine di un corridoio c’era il videogioco che cercava: era rosso con dei pallini gialli.
Non fece in tempo a pigiare play e… Marco era stato risucchiato dal videogioco e non riusciva ad uscire. Lui era un esperto perché aveva visto tantissimi film su questo argomento e sapeva come uscirne vivo.
Era ancora al primo livello ed aveva 12 vite, non doveva sprecarle.
Il gioco consisteva nell’evitare grossi sacchi di immondizia, saltare ostacoli rossi e bianchi, prendere più soldi possibili, ovviamente e come in tutti i giochi prendere attrezzi che ti aiutano nel viaggio come per esempio scudi protettivi, spade e altri aggeggi simili.
Il gioco si chiamava “topi in fuga”. Sapeva già che il predatore era sicuramente un gatto e a lui non piacevano per niente i gatti, preferiva di più i cani (preferibilmente cocker spaniel).
Premette il tasto Play ed iniziò il gioco: si ricordò delle 12 vite e rimase concentrato per tutto il tempo ad analizzare il “campo di battaglia”; era più concentrato di quando faceva le verifiche di matematica o ascoltava la prof di storia.
Iniziò il gioco perdendo subito una vita perché doveva prenderci la mano con quel gioco strano: metteva in palio la sua vita, tra l’altro, e sua mamma che avrebbe detto se non lo avesse trovato più?
Doveva vincere il primo livello: si riconcentrò ed ricominciò a giocare .
Saltò il primo ostacolo e il secondo, prese un tesoro e lo aprì: dentro c’era una vita in più, così era tornato a 12 vite; era felicissimo, era sicuro di vincere, aveva il traguardo davanti a lui, doveva scansare due sacchi della spazzatura, ce la poteva fare: il primo lo scansò, era quasi arrivato quando… si spense tutto.
Un cortocircuito aveva fatto saltare l’impianto ormai sgangherato di quel negozio di videogiochi e Marco, vi chiederete? C’è chi lo ha visto intrappolato nello schermo, chi dichiara di aver notato pezzi di scheletro uscire come gettoni o chi pensa semplicemente sia stato tutto un sogno avventuroso di un bambino annoiato durante l’ora di storia… Chi può dirlo? A voi la scelta!
Vittoria Toti / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze