Legalità e memoria

Il 21 maggio, in occasione della “Settimana della Legalità”, promossa dall’ Istituto Comprensivo “ G. Garibaldi – Giovanni Paolo II”,  presso la sala Agorà “Leonardo Sciascia” di Gibellina, si è tenuto un incontro a cui hanno preso parte i sindaci di Gibellina e Salemi, Salvatore Inguì, presidente di Libera e Antonella Borsellino, sorella dell’ imprenditore Paolo Borsellino e figlia di Giuseppe Borsellino, entrambi vittime della mafia nel 1992.

 

Una testimonianza emozionante quella di Antonella  Borsellino, la quale ha parlato della sua vita e di quello che lei e la sua famiglia hanno pensato e provato durante il percorso di intimidazioni mafiose che hanno portato al tragico evento.

Antonella Borsellino ha spiegato come la mafia  si è insinuata in una famiglia che con essa non aveva mai avuto nulla a che fare, tanto da pensare che la mafia fosse quella che si vede nei film e di cui si legge nelle cronache.

Il sogno di suo fratello Paolo era quello di dirigere un’impresa edile e, in famiglia, a quell’ epoca, l’unico desiderio era che si realizzasse il suo sogno! Perché ciò avvenisse il padre comprò degli appezzamenti di terreno. Da quel momento iniziarono i problemi!! Degli uomini insospettabili si presentarono loro con l’ intenzione di acquistare i terreni e le azioni, che, ovviamente, Paolo e Giuseppe non concessero.

Il 21 Aprile 1992 pochi giorni dopo la minaccia di denuncia,  Paolo Borsellino venne barbaramente ucciso.  Fu per fare giustizia che il padre cominciò subito a collaborare con la  magistratura, arrivando a definirsi “ cadavere ambulante”,  soprattutto dopo la morte dell’ omonimo di suo figlio, appunto il giudice Paolo Borsellino, in cui aveva riposto tutte le sue speranze.

Giuseppe morì ucciso da trentotto colpi di kalashnikov circa otto mesi dopo la morte del figlio.

Numerose le curiosità, i dubbi, le domande acute e pertinenti rivolte alla Borsellino dai giovani alunni,  partecipi ed interessati alla crudele sorte della famiglia Borsellino

La signora Borsellino, vivamente commossa e contenta della Memoria fatta vita dai giovani alunni dell’Istituto, cede la parola al referenze provinciale di “Libera” Salvatore Inguì.

L’incontro con Inguì è stato un “botta e risposta” tra lui e gli studenti nel tentativo, riuscito, di far capire loro che ancora oggi la Mafia “uccide” non con le armi di un tempo, ma col traffico di droga, con la corruzione e la collusione con lo Stato.

Inguì ha, altresì, sottolineato quanto grave sia oggi il problema della povertà che rende gli uomini oppressi, oggetto di ricatto e corruzione. L’incontro ha posto l’accento sugli atteggiamenti mafiosi quotidiani, la cosiddetta “mafiosità” contro cui si può combattere attraverso l’istruzione, la cultura e l’impegno continuo.

La scuola, infatti, è uno dei mezzi più importanti con cui si può arrivare a sconfiggere veramente la mafia, perché essa ha il compito di istruire e formare pensieri autonomi e consapevoli.

E’ proprio vero ciò che diceva Giovanni Falcone “… gli uomini passano  ma le idee non passeranno mai..”

Dalla Redazione dell’I.C. Garibaldi- Paolo II di Salemi –  Gibellina

Alessia Balsamo e Ottavio Pace

classe II B Scuola Secondaria I grado di Gibellina