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L’inquinamento nei temi dell’Agenda 2030 dell’ONU e nei risultati dell’Agenzia europea dell’ambiente

Il termine inquinamento da decenni è noto, però se chiediamo in giro, per molte persone non è facile riuscire a dare una definizione, consultando il vocabolario Treccani, si legge: inquinaménto s. m. [der. di inquinare; il lat. inquinamentum aveva sign. concr.: «immondezza, lordura»]. – 1. L’inquinare, l’inquinarsi; contaminazione di un qualsiasi ambiente o mezzo, naturale o artificiale (acqua, alimenti, colture, ecc.), a opera di batterî o altri agenti (prodotti di rifiuto di stabilimenti industriali, ecc.) In particolare, inquinamento ambientale, il complesso delle contaminazioni che conseguono a varie attività umane alterando le caratteristiche dell’ambiente in cui l’uomo vive, comunemente distinto in: i. atmosferico, alimentato dai prodotti gassosi provenienti dallo scarico a cielo aperto, in assenza di opportuni sistemi di depurazione, dei fumi degli impianti di riscaldamento, dei motori a combustione, dei complessi industriali; i. del suolo, causato principalmente da prodotti non biodegradabili e da composti chimici, metallurgici, ecc. non rapidamente eliminabili; i. delle acque (di falda, fluviali, lacustri, marine costiere), provocato dalle acque di rifiuto degli agglomerati urbani e dei complessi industriali, dallo scarico delle acque di lavaggio delle petroliere, ecc. I. termico, originato dalle acque utilizzate industrialmente come fluido di raffreddamento e reimmesse in fiumi e laghi con temperatura superiore a quella dell’ambiente, di cui turbano le condizioni; i. radioattivo, quello provocato da esplosioni atomiche e termonucleari, dalle centrali nucleari, ecc.; i. degli alimenti, di origine batterica, o causato da sostanze nocive all’organismo umano, le quali pervengono agli alimenti stessi attraverso svariate vie, come, per es., l’incauto uso di prodotti destinati all’agricoltura (erbicidi, insetticidi), lo scarico dei rifiuti industriali, l’uso di particolari involucri; i. acustico (o da rumore, o sonoro), espressione usata per indicare il danno che può essere provocato dai rumori eccessivi, con innalzamento del livello sonoro al di sopra della soglia di tollerabilità, particolarmente grave per uomini e animali viventi nelle vicinanze di aeroporti, di luoghi di grande traffico, o per gli operai in certi ambienti di lavoro. 2. In usi fig.: a. Contaminazione morale o ideologica, corruzione: l’i. dei sentimenti, delle idee, delle coscienze, della lingua, di un ambiente sociale, della classe politica. b. Con sign. particolare, nel linguaggio giur., i. delle prove, intervento fraudolento operato sui mezzi di prova giudiziaria per adattarli o modificarli in senso favorevole a sé o al proprio assunto.

In tutti i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, che riguardano tutte le dimensioni della vita umana e del Pianeta e che dovranno essere raggiunti da tutti i Paesi del mondo entro il 2030, ricorre la parola inquinamento o come azione primaria di tutela del pianeta, o come effetto delle azioni umane. I protagonisti sono le persone di tutte le età, di ogni parte del Pianeta, di ogni classe sociale, in modo speciale sono chiamati in causa i giovani, agenti speciali del cambiamento che, a partire dal proprio territorio di riferimento, si fanno portavoce dell’urgenza di frenare lo sviluppo  inso-stenibile e promotori di proposte sostenibili e inclusive per le proprie città, rappresentando così dei modelli di cittadini attivi e consapevoli per tutto il Paese. L’inquinamento è un fattore determinante anche per la povertà e lo sfruttamento del lavoro delle persone oltre che delle risorse naturali, nel documento infatti il concetto complesso come quello della sostenibilità, è detto nelle due accezioni di sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale.

È importantissimo far capire ai più giovani, generazioni di domani che, prendendosi cura insieme dell’ambiente e della propria comunità, si è più forti e che, per far sì che la speranza di un futuro migliore sia realizzabile, è necessario cercare di raggiungere l’integrazione e tenere sempre in conto la sostenibilità delle nostre azioni.

I processi di globalizzazione in atto, l’alto tasso di complessità delle odierne società interrogano sempre più profondamente il mondo dei servizi: educativi, sociali, economici, politici, la società nelle sue diverse articolazioni. Si va sempre più diffondendo la consapevolezza relativa alla necessità di dotare di strumenti di interpretazione adeguati tutti i cittadini del mondo.

Le nostre scelte di consumo così come quelle ambientali producono conseguenze decisive sulle condizioni di vita e di lavoro anche di altre persone che vivono in paesi lontani. A causa dell’inquinamento di aria, acqua e suolo, migliaia di piante spariscono e si esauriscono le risorse non rinnovabili. Il 22 aprile 1970, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una manifestazione a difesa della terra, combatterono contro l’inquinamento delle fabbriche e delle centrali elettriche, i rifiuti tossici, i pesticidi, la progressiva desertificazione e l’estinzione della fauna selvatica. Questa giornata viene chiamata EARTH DAY: la giornata della terra.

Sappiamo che l’inquinamento,è presente in quasi tutti Paesi. Molti dei nostri rifiuti finiscono in grandi discariche a cielo aperto, nei paesi più poveri. In alcuni paesi dell’Africa, sulle montagne di immondizia camminano a piedi nudi, vi giocano incuranti, perché non consapevoli dei rischi per la salute, i bambini, mentre gli adulti li frugano alla ricerca di cibo, vestiti, per cui, a tutte le variabili che rendono difficile la sopravvivenza di questi piccoli africani, ci si aggiungono anche le malattie causate all’esposizione di batteri, sostanze nocive (gas di vecchi frigoriferi, per esempio).

Su quanto si possa fare per iniziare a ridurre gli effetti dannosi dell’inquinamento e degli effetti sull’ambiente e sul clima vi sono opinioni contrastanti. Di certo alcune azioni le possiamo compiere tutti nel nostro piccolo come: effettuare la raccolta differenziata, utilizzare meno plastica, utilizzare i mezzi pubblici, camminare di più per le piccole distanze o usare la bicicletta, usare mezzi di trasporto meno inquinanti, ridurre le monocolture, utilizzare i filtri per le fabbriche, non costruire case dappertutto, ridurre la deforestazione nel mondo e piantare più alberi potrebbero aiutare.

Non c’è ambiente al mondo che non sia inquinato la differenza è nella quantità ormai. Stando ai rapporti scientifici i 10 Paesi più inquinati sono: al 10º posto si trova il Perù (a prima vista ha dei prati verdi e inoffensivi però anche s’è il meno inquinato,dovrebbe migliorare.); al 9º posto l’Australia, in Australia solo l’11,5% del territorio è sottoposto a qualche forme di tutela; all’8º posto c’è la Russia, le sorgenti della Russia sono per la maggior parte inquinate; alla 7ª posizione c’è l’India, negli anni, il governo, ha aumentato i contributi per la produzione di urea (fertilizzante chimico); alla 6ª posizione c’è il Messico con 450 specie di mammiferi a rischio di estinzione. Il Messico è uno dei paesi con la più grande diversità e non ha mai aderito alla conversione CITES; al 5º posto c’è il Giappone anche se gli scaffali dei nostri supermercati sono pieni di tonni vengono fatti e pescati in Giappone.

Inquinamento dell’aria e ripercussioni sulla salute

L’inquinamento atmosferico è un’emergenza sanitaria pubblica che coinvolge il 90% della popolazione mondiale”. Lo afferma senza mezzi termini l’Organizzazione Mondiale della Sanità dopo la pubblicazione di uno studio internazionale sui danni sistemici provocati dallo smog. Lo scenario è da brivido: le polveri sottili passano attraverso i polmoni esponendo tutte le cellule del nostro corpo a danni irreversibili. Dunque attacchi cardiaci, diabete, demenza, tumori ossei, Parkinson, autismo sino alla compromissione della fertilità sarebbero direttamente imputabili a questo implacabile killer post-Duemila.

I grandi della Terra litigano sulle quantità di emissioni di gas da emettere nell’aria, mettendo in pericolo il protocollo di Kyoto del 1997 (ratificato nel 2005 da 141 Paesi, di cui 39 industrializzati) e gli Accordi di Parigi del 2015. A livello nazionale il 2018 è stato un “anno di codice rosso” per l’inquinamento atmosferico, in Toscana si notano miglioramenti dal rapporto MAL’ARIA 2019 elaborato da Legambiente, dal rapporto annuale emerge un bilancio fatto di ombre per il territorio del Paese; fra le regioni italiane la Toscana è decisamente in miglioramento. La Basilicata è in pericolo di inquinamento ambientale grazie ai rifiuti, se si continua ad inquinare l’aria vi saranno gravi conseguenze in futuro.

Se non si prendono provvedimenti più seri, l’inquinamento dell’aria continuerà ad essere una grave minaccia ambientale per la nostra salute; al momento la situazione è molto critica: 9 persone su 10 respirano ogni giorno aria con livelli di inquinamento critici. Gli inquinanti microscopici, penetrando dalle vie respiratorie possono provocare danni all’organismo, infatti 7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento ambientale che provoca: cancro, infarti e ictus.

L’Unione Europea è molto attenta ai temi della sostenibilità ambientale e sociale, le politiche e le ricerche mostrano un monitoraggio continuo dell’impatto dell’inquinamento e tentativi per ridurre i danni.

Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’organismo dell’Unione Europea (UE) deputato a monitorare le condizioni ambientali nei Paesi dell’Unione, sono ancora moltissime le morti per inquinamento nel continente. La causa principale è l’inalazione di particolato, soprattutto quello composto dalle particelle più sottili (le PM10, e le Ultra fine particles), che non vengono filtrate nel naso e nel primo tratto dell’apparato respiratorio e quindi riescono a raggiungere i polmoni e l’organismo, e sono pertanto responsabili di asma, cancro ai polmoni e malattie cardiovascolari: sono queste ultime, che provocano infarti o ictus, a causare il maggior numero di decessi, seguite dalle patologie polmonari. Secondo i dati dell’UE, che si riferiscono al 2015, in Europa le morti premature attribuibili al solo particolato ammonterebbero a 422.000, il maggior numero delle quali in Germania (63.300), che è il Paese più popoloso dell’Unione, seguita dall’Italia (60.600), che soffre il problema dell’inquinamento soprattutto nelle regioni settentrionali, dalla Polonia (44.500) e dalla Francia (35.800). Se si guarda però ai numeri percentuali, i Paesi più pericolosi sono la Bulgaria, dove lo 0,20% della popolazione muore per queste cause, l’Ungheria (0,13%) e la Polonia (0,12%), mentre in Italia si tratterebbe dello 0,10%, in Germania dello 0,8% e in Francia dello 0,5% della popolazione.

Queste tendenze sono confermate anche da un altro studio uscito sull’European Heart Journal (marzo 2019) e sempre riferito all’anno 2015, che prende in considerazione tutti i fattori inquinanti: secondo tali stime in tutta Europa le morti per inquinamento sarebbero state 790.000, di cui 659.000 nell’Unione Europea. Le patologie cardiovascolari sono anche qui riconosciute come le killer maggiori, responsabili addirittura del doppio delle morti di quelle polmonari. Anche in questo studio, inoltre, i tassi maggiori sono indicati nell’Europa dell’Est: circa 200 morti su 100.000 abitanti. La Germania però avrebbe un tasso superiore a quello italiano (154 morti contro 136 su 100.000 abitanti), seguita da Francia (105 morti su 100.000 abitanti) e Regno Unito (98). Nel nostro Paese, il 36% delle morti legate all’inquinamento sono dovute a malattie cardiovascolari.

Le ricerche, i cambiamenti climatici, la sparizione di specie di flora e fauna ci urlano che bisogna cambiare rotta, perché non cambiamo subito allora?

 

Luana Santamarina

Professoressa Oriele Orlando

2^ D Scuola secondaria di primo grado I. C. M. G. Cutuli, Roma