L’espansione della mafia in Italia

La mafia è veramente presente solo al Sud?

“Ricordatevi che la mafia, anche se li nasconde, i muscoli ce li ha sempre”. Così si può riassumere l’incontro tenuto da Cesare Giuzzi, cronista de ‘Il Corriere della Sera’, che ha incontrato i ragazzi della Summer School Diregiovani. Durante questo incontro il giornalista si è soffermato volontariamente su un’organizzazione mafiosa precisa, la ‘ndrangheta, la quale risulta essere una delle mafie più potenti a livello mondiale. Come afferma Cesare Giuzzi, questa sua egemonia è dovuta a diverse motivazioni, tra cui il fatto di essere una organizzazione unitaria ma non verticistica e di avere, a livello internazionale, ‘locali’, ossia cellule distaccate ma sempre unite tra loro così da avere un controllo diretto su molti più territori. 

Giuzzi racconta di come la mafia sia un fenomeno secolare in grado di svilupparsi  e diffondersi in tutto il mondo. Le prime organizzazioni mafiose si possono datare verso la fine del 1800 nell’Italia meridionale; successivamente, negli anni ’60, è stata emanata la legge del ‘soggiorno obbligato’ anche detta ‘confino’, la quale aveva lo scopo di allontanare un boss mafioso dal proprio territorio, privandola così del suo potere. Nonostante questa legge i boss trasferiti nel centro-nord Italia venivano accolti a braccia aperte dalla società che li riconosceva come veri e propri boss mafiosi. Proprio per questo molti imprenditori lombardi hanno assoldato, per lavorare nei cantieri, vari personaggi appartenenti  alla mafia.

Il cronista ha poi sottolineato come la ‘ndrangheta comprenda più nuclei familiari di diversa importanza ma con uno stesso obiettivo, il potere. Uno dei cognomi più importanti e influenti di questa organizzazione sono i ‘Barbaro’, una ‘ndrina originaria di Platí, da cui partono ben otto rami, tra cui i ‘Castanu’, i ‘Nigru’ e i ‘Pillaro’. 

La maggior parte del loro enorme guadagno deriva dal traffico illecito della cocaina, con la quale ottennero il monopolio in Europa. Questo commercio avveniva grazie ai broker che facevano da mediatori con i cartelli colombiani e calabresi, facilitandone l’arrivo nei porti italiani e la successiva spedizione in tutta Italia.

di Alexandar Prus e Simone De Vita