GIOVANI SCRITTORI ALL’OPERA

A marzo 2019 la nostra classe ha partecipato al laboratorio GIOVANI SCRITTORI ALL’OPERA del progetto CRESCERE CON RADIO MAGICA 4. Come tema le nostre maestre hanno scelto gli Egizi. Ci siamo divisi in gruppi e abbiamo scritto, sotto la guida di Daniela Gattorno e delle nostre maestre, 4 testi, due sugli scribi e altri due sulla musica nell’Antico Egitto. Dopo ci siamo esercitati a leggerli e infine Daniela Gattorno ci ha registrato. Chi volesse sentirci ci trova su RADIO MAGICA!

Le alunne e gli alunni della IV B della scuola primaria “U. Saba” di Trieste

 

 

La musica nell’antico Egitto

 

Gli antichi Egizi amavano la musica e la danza e usavano principalmente cinque tipi di strumenti musicali: il clang, l’arpa a cinque corde, il flauto, il sistro e le nacchere d’osso.

Il clang è uno strumento costituito da due cembali di bronzo. Potevano servire per sottolineare il ritmo di un pezzo musicale attraverso una serie di cozzi metallici.

 

L’arpa a cinque corde variava notevolmente nelle dimensioni: alcune potevano essere alte tanto quanto l’arpista. Anche il numero delle corde non era fisso, variando tra le quattro corde e le venti e oltre. Le corde erano fatte di budello. La testa del re sull’arpa indicava forse che lo strumento apparteneva ad un musicista di corte.

 

Il piffero o flauto è uno degli strumenti più antichi. Era fatto di canna o di legno. Veniva suonato direttamente attraverso l’imboccatura rinforzata.

 

Il sistro o sonaglio sacro è uno strumento fatto a forma arcuata con un’impugnatura di legno dove spesso era intagliata la testa della dea Hator, dea dell’amore e della musica. In mezzo all’arco c’erano tre file di metallo con dei dischetti metallici che tintinnavano quando venivano scossi. Veniva portato dalle sacerdotesse e dalle nobildonne durante le cerimonie. Veniva usato assieme con un collare sacro chiamato “menat”. Il sistro era legato al culto della dea Hator, che rappresentava la gioia e la passione per la musica e la danza.

 

Le nacchere d’osso erano a forma di braccia con le mani ed erano fatte con le ossa di animali. Queste nacchere probabilmente erano tenute assieme da un cordoncino di papiro. Potevano essere tenute in una sola mano e suonate nello stesso modo in cui un danzatore spagnolo usa le nacchere al giorno d’oggi.

 

I dipinti mostrano quanto gli Egizi apprezzassero la musica e la danza. Nelle tombe sono stati ritrovati molti strumenti musicali. Gli Egizi suonavano perché a loro piaceva la musica per divertimento, per le cerimonie religiose e per accompagnare l’esercito in battaglia. I primi strumenti probabilmente furono il flauto e l’arpa, però successivamente se ne diffusero altri.

Campanelli, cimbali, tamburelli e tamburi venivano percossi per segnare il tempo. I danzatori dell’Egitto si esibivano durante i banchetti con balli acrobatici a tempo di musica, invece le danze più solenni venivano eseguite nei templi e durante i funerali.

 

“Non eccedere nel bere birra!” ammonivano i saggi Egiziani; e, data la frequenza con cui lo ripetevano, ai giovani doveva piacere molto divertirsi. In fondo si è giovani una volta sola, sembravano dire le parole di un canto del Nuovo Regno: “Gettati dietro le spalle ogni cura e godi il piacere, finché non verrà il giorno in cui dovremo viaggiare verso la terra che ama il silenzio…”.

Queste frasi ci rivelano quanto gli Egizi amassero rallegrarsi con le feste.

 

L’incoronazione di Ramses II

Una mattina a Tebe, bellissima città sulle sponde del Nilo, Ramses II ordinò ai suoi funzionari di dire ai musicisti e alle danzatrici di preparare una grandissima festa per la sua incoronazione.

Alcuni prepararono canti, balli e canzoni e altri andarono a pregare Hator, dea dell’amore e della musica, eseguendo canti di buon augurio e portandole fiori per avere i suoi favori durante la celebrazione.

 

Finalmente arrivò il giorno dell’incoronazione. Il faraone Ramses II si avviò verso il tempio dell’incoronazione, protetto da due guardie reali, una davanti e l’altra dietro a lui. A destra e a sinistra sfilavano i musicisti, alcuni suonavano l’arpa, altri i Klang e altri ancora il flauto. A fianco dei musicisti marciava una fila di guardie che divideva i musicisti dagli abitanti.

 

Il tempio aveva scale da tutte le parti ed era circondato da colonne piuttosto alte, il pavimento era fatto da piastrelle colorate. Quando il re arrivò davanti alle scale le guardie si misero una davanti all’altra su tutte le quattro file di scale.

 

Finalmente arrivò il momento che Ramses II aveva tanto atteso: il gran sacerdote entrò nella sala del trono accompagnato da un servo che portava la corona dell’ alto e del basso Egitto.

 

Il gran sacerdote appoggiò la corona sulla testa di Ramses II e contemporaneamente si levarono le urla di gioia degli abitanti di Tebe.

Le danzatrici ballarono intorno al tempio e i musicisti iniziarono a suonare una bellissima e celebre melodia. Ci fu un grandissimo banchetto a cui parteciparono tutti.

 

I passaggi per diventare scriba

 

Di solito si diventava scriba di padre in figlio. Gli scribi avevano un ruolo importante nella società egizia, potevano anche diventare scriba dei faraoni come ha fatto Menna, scriba del faraone Thutmosi IV. Per gli scribi c’era un dio molto importante: Thot, il dio della scrittura. Però gli Egiziani non hanno inventato la scrittura! Eh, no! Infatti essa nasce verso il 3.300 a.C., in Mesopotamia a est dell’Egitto.

 

I geroglifici egiziani compaiono più tardi, verso il 3.100 a.C.. I geroglifici erano una scrittura fatta di segni. Per gli Egizi la parola geroglifico voleva dire: segno sacro. Nel 630 a.C. quando i Greci si stabilirono in Egitto, gli scribi abbandonarono a poco a poco i loro segni e adottarono le lettere dell’alfabeto greco.

 

Gli studi incominciavano all’età di nove anni. La scuola più importante dove imparare era nel palazzo del faraone che accoglieva i bambini della corte. Gli altri si riunivano nei templi. Gli insegnamenti erano molto severi. Per esempio quando i maestri facevano il dettato, se gli alunni sbagliavano ricevevano dei colpi di bacchetta. Si portava a scuola un foglio di papiro che costava tanto perciò era riservato ai testi ufficiali o ai libri sacri.

 

Il papiro cresceva abbondante sulle sponde del Nilo. Il foglio di papiro si faceva così: il fusto veniva falciato e poi tagliato in pezzi della lunghezza richiesta. Poi si tagliavano i pezzi in lamelle sottili e si martellavano con una mazza. In seguito si distendevano parallelamente in due strati che venivano sovrapposti l’uno all’altro.

 

Poi si portava il calamo, un bastoncino di canna molto sottile e tagliato a punta. Serviva un po’ di inchiostro, nero, che si otteneva dal carbone, e rosso dall’ocra, la terra argillosa. Per prendere appunti o per imparare a scrivere si usavano pezzi di vasi rotti o schegge di calcare. Si scriveva anche sul legno ricoperto di gesso.

 

Si finivano gli studi all’età di circa dodici/tredici anni. I ragazzi cominciavano ad imparare le attività del padre mentre le ragazze imitavano le madri in casa. Questi sono i passaggi per diventare scriba.

 

 

Da grande voglio diventare uno scriba

 

Io sono Kaha, vivo in Egitto e ho 8 anni. Oggi è il mio primo giorno di scuola. Sono molto emozionato! Non vedo ľ ora di imparare a scrivere i 750 segni che formano la nostra scrittura. Noi li chiamiamo “GEROGLIFICI” che vuol dire “segno sacro”.

 

I miei geroglifici preferiti sono quelli che esprimono i verbi dare e brillare. Il geroglifico “dare” è rappresentato da un braccio teso con un triangolo sopra la mano mentre il geroglifico “brillare” è rappresentato da un cerchio con un puntino centrale, una gamba e un pulcino.

 

La scuola si trova vicino al fiume Nilo. Un giorno mi sono seduto su un grande sasso, sulla riva del fiume. Facevo merenda con due fichi, due datteri, un grappolo d’uva e metà pagnotta quando a un certo punto mi sono distratto e mi è caduta nel fiume la merenda.

 

Adesso il maestro ci spiega che le parole si scrivono in colonne verticali. La scuola è grande, noi alunni stiamo seduti su dei grandi blocchi di pietra. Il maestro scrive su una grande tavola verticale, noi invece teniamo la nostra tavoletta sulle ginocchia.

 

È difficile tenere con una mano la tavolozza degli inchiostri e con l’altra scrivere con il nostro bastoncino sottile e appuntito, fatto con la canna, e nello stesso momento tenere in equilibrio sulle ginocchia la tavoletta per scrivere.

 

Finalmente la scuola è finita! Ora posso andare a casa, non vedo l’ora di tornare domani a scuola per festeggiare il mio compleanno! La mamma mi preparerà qualcosa di speciale: una piccola oca arrostita con uva fresca e crema di fichi di sicomoro! SLURP!