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Uno sguardo d’insieme al Report mondiale sul cyberbullismo – Wezum 2019

“Siamo membra gli uni degli altri ( Lettera agli Efesini 4:25) Dalle comunità di social network alle comunità umane” (Papa Francesco)

Venerdì 21 giugno 2019, in occasione del #stopcyberbullyingday, è stato pubblicato il primo rapporto mondiale sul bullismo e cyberbullismo.

La ricerca, promessa dalla Fondazione Pontificia Scholas Occurentes in collaborazione con le università partecipanti al programma, ha raccolto le voci delle giovani generazioni circa le esperienze e le preoccupazioni legate al tema del cyberbullismo.

Obiettivo del progetto è stato dare concretezza alle storie per costruire un patto educativo consapevole basato sul riconoscimento, risoluzione e prevenzione del fenomeno.

Sebbene manchino informazioni in alcune regioni dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Europa orientale, le indagini sono state condotte nei paesi industrializzati.

Dai risultati emerge che la percentuale mondiale delle vittime di cyberbullismo varia dal 5% al 21%. Le proporzioni più allarmanti provengono dagli Stati Uniti: il 33,8% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo almeno una volta nella vita e l’11,5% di essersi comportato da cyberbullo.

L’età

Dai sondaggi è emerso, inoltre, che l’età è uno dei fattori che influenza il fenomeno: i più giovani, avendo più interazioni online rispetto agli adulti, sono più esposti a intimidazioni e conseguenze a livello sociale e scolastico.

Se il bullismo diminuisce con l’età, il cyberbullismo aumenta con il tempo. In tre sondaggi nazionali in America, infatti, è emerso che il bullismo diminuisce di quasi il 50% trai 14 e i 18 anni e che il cyberbullismo scende a un ritmo più lento, dal 17% al 13%.

Il genere

I ragazzi sono più a rischio di aggressioni digitali rispetto alle ragazze, le quali sono più propense a perdere fiducia, a soffrire di stress e disturbi di sonno. Le statistiche dicono anche che il 23% degli omosessuali ha sofferto di cyberbullismo, contro il 9% degli eterosessuali.

Le istituzioni

Elemento chiave della risposta globale alla violenza e al bullismo è sicuramente la legislazione sulla sicurezza nazionale. Le leggi aiutano a inviare un messaggio chiaro alla società per condannare la violenza e sono la base di una cultura del rispetto per i diritti dei giovani. È fondamentale garantire l’applicazione delle leggi che proteggono i bambini e gli adolescenti dalla violenza e dal bullismo. La mancanza di legislazione e l’inadeguatezza delle politiche pubbliche per attuare le leggi esistenti rappresentano una sfida fondamentale.

Alcuni paesi, come Italia, Inghilterra, Irlanda, Finlandia, Danimarca, Svezia, corea, India, Giappone, Filippine, Singapore, Cile, Messico, Perù, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada hanno una legislazione specifica in materia di bullismo e intimidazione online, mentre alcune regioni come l’Africa, il Medio Oriente e l’Europa orientale mancano di questo tipo di legislazione.

 

di Paolo Ferrara