Giornalismo d’inchiesta: ecomafie e “Stop biocidio”

Come può il giornalista essere un tramite efficace tra fenomeno sociale e cittadino che legge?

Questa è stata la domanda alla quale gli studenti della Summer School Dire di Napoli hanno avuto l’occasione di rispondere, intervistando due ospiti: Antonio Musella, giornalista per FanPage e Raniero Madonna attivista per Stop Biocidio.

Che cos’è “Stop Biocidio”?

La campagna lanciata nel 2012 a Napoli, denunciando la situazione critica della Campania che si trova al di sopra della media nazionale per patologie oncologiche. Oggetto di denuncia è stata soprattutto la “terra dei fuochi”, che spazia tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta. In questi territori sono stati trovati fusti interrati contenenti materiali altamente tossici.

Antonio Musella ha sottolineato come la caratteristica principale del giornalista debba essere l’umiltà, rapportarsi con i cittadini del posto e documentarsi sullo stato dei luoghi.

Il giornalista non deve porsi al di sopra del problema, giudicandolo dall’alto ma “lavorando in sinergia con gli attivisiti locali”, come spiega Musella, producendo un lavoro veritiero e unico.

L’attivista Raniero Madonna, partecipando al dibattito, ha raccontato la propria esperienza sul campo. Gli attivisti hanno un lungo trascorso nel loro rapporto coi media. Essi infatti, sono molto a lungo considerati: “Il braccio armato della criminalità organizzata” come dichiara l’attivista. E’ stato dimostrato poi, come gli affari dello smaltimento dei rifiuti, sono stati per anni sotto il controllo della criminalità organizzata.

E’ stato ulteriormente sottolineata la denuncia sulla “narrazione tossica” sugli affari dei rifiuti e come i giornalisti hanno il dovere di lavorare con gli attivisti e con tutte le società attive per poter ribaltare questi solenni e cercare di sensibilizzare le istituzioni politiche su questi argomenti.

 

Carannante Margherita, Carannante Marco, Cristofano Marco