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Osservatorio benessere – Dove c’è silenzio penso alla mia vita e a come sta andando

 Ascoltare e sostenere i giovani per contrastare i comportamenti a rischio e promuovere i corretti stili di vita. E’ questo l’obiettivo dell’osservatorio che l’Agenzia di Stampa Dire, in collaborazione con l’Istituto di Ortofonologia di Roma, promuove su tutto il territorio nazionale nell’ambito delle collaborazioni con il Ministero della salute e il Ministero dell’Istruzione. Attività sul campo, indagini conoscitive, campagne di comunicazione, contenuti promossi dai ministeri competenti. Tutto questo lo troverete in questa sezione. Tra le tematiche affrontate l’uso di sostanze, le dipendenze, gli stili di vita, le abitudini alimentari, i comportamenti a rischio.
LO STARE BENE

Mark Panzarini – Molte persone si sentono bene in modo diverso rispetto alle altre persone. In questa intervista vedremo cosa fa stare bene a un ragazzo di 15 anni.

Cosa ti fa stare bene dal punto di vista dell’umore?

A me farebbero piacere dei piccoli gesti come un complimento, un pensiero. Dopo aver fatto un regalo mi sento particolar mente bene, perché  a me piace molto far sorridere le persone. Mi sento molto bene quando sono in compagnia con i miei amici, perché posso sempre contare su di loro.

Come ti sentiresti se ti vietassero l’utilizzo del telefono e il computer per 1 anno?

Viviamo in una società moderna e mi darebbe alquanto fastidio il fatto di non essere informato di ciò che succede nel modo, o il fatto che non posso mandare messaggi ai miei amici. Il Computer quando riesco, gioco ai video game e non fare nulla nel tempo libero non mi piacerebbe.

Qual è il posto dove riesci a rilassarti?

Riesco a rilassarmi molto quando leggo in biblioteca, dove il silenzio mi accompagna mentre leggo. Dove c’è silenzio penso alla mia vita e a come sta andando. Mi faccio un quadro generale su quello che faccio e mi faccio molti viaggi mentali sulla mia vita.

 

Questo è quello che ci ha raccontato un ragazzo quindicenne di Bologna oggi. Se avessimo fatto le stesse domande a un altro ragazzo quindicenne, ma negli anni novanta, sarebbero state visibili delle differenze.