Climate change, la vittima non è solo l’uomo

Le ripercussioni sul mondo animale causate dall’umanità stanno sfuggendo di mano.

Si definisce specie a rischio, o in via di estinzione, una specie vegetale o animale che, a causa dell’esiguità della popolazione ed in virtù di sopravvenuti mutamenti nel suo habitat usuale. Si tratta di un fenomeno oggi allarmante: la situazione creatasi a partire dalla Rivoluzione industriale ha portato molte specie vicino all’estinzione non a causa di fattori naturali, ma per effetto dell’essere umano sull’ecosistema.

Fino ad oggi, la scienza ha descritto quasi 2 milioni di specie animali , ma si calcola che sulla Terra, negli habitat più integri e inaccessibili, ce ne potrebbero essere addirittura tra i 5 e i 100 milioni.  Difendere le specie animali è un dovere di tutta la popolazione, poiché il loro benessere deriva dall’ azione del genere umano sull’equilibrio naturale del Pianeta. Ogni giorno la distruzione di habitat, il bracconaggio, i cambiamenti climatici e l’inquinamento mettono sempre più in pericolo gli animali che abitano il nostro pianeta, migliaia di specie rischiano l’estinzione  e questa è la costante denuncia dell’ IUCN (International Union  for Conservation of Nature ), che ogni anno diffonde la Lista Rossa, contenente degli animali a rischio di estinzione.  Tra gli animali in via di estinzione troviamo:  la tartaruga marina, l’elefante, il gorilla e la tigre che rappresentano un importante valore ecologico, simbolico e  spesso spirituale. Tra le proposte WWF ai fini di preservare le specie a rischio, c’ è un invito alla popolazione mondiale di ridurre gli sprechi di cibo, materiali sintetici,  risorse naturali; è stato inoltre rivolto un particolare invito a preservare gli habitat delle specie in maggior pericolo.                               Il cambiamento climatico è un ulteriore minaccia, i suoi impatti esercitano effetti genetici, fisiologici e morfologici sugli organismi, sulla struttura delle popolazioni e sulla loro dinamica e sulla distribuzione delle specie. Anche l’inquinamento fa però la sua parte. L’inquinamento atmosferico, dove hanno grande peso le centrali elettriche a carbone, produce ogni anni 7 milioni di vittime, ma l’inquinamento è anche nei nostri mari. Solo nel Mar Mediterraneo si stima che ogni anno vengano riversate 600mila tonnellate di petrolio e 570 mila tonnellate di plastica. La diffusione delle specie esotiche  è quello che ha avuto il maggiore impatto, attualmente si stima che siano ben 12.000 quelle introdotte in Europa con un incremento vertiginoso (+96%) negli ultimi 30 anni, sono considerate una delle minacce mondiali per la biodiversità, per questo l’Europa ha stilato un elenco di 49 specie invasive più pericolose e vietato per esse l’introduzione e il transito nel territorio nazionale; la detenzione; l’allevamento e la coltivazione; il trasporto, la vendita, il commercio e l’utilizzo, ma anche la cessione a titolo gratuito o lo scambio, così come la riproduzione e il rilascio nell’ambiente.

Marianna Grimaldi, Sara D’andrea, Gaia Valente, Maria Grazia Barone, Martina Saracino