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Emergenza acqua, in India 1 miliardo di persone non ne hanno accesso.

L’India sta affrontando la peggiore crisi idrica della sua storia, con 600 milioni di persone esposte a carenza idrica di livello da elevato a estremo  (secondo un recente rapporto di Niti Aayog, un think tank del governo indiano). Un’analisi dei livelli dell’acqua in 91 serbatoi in tutta l’India al 15 giugno ha mostrato che in 85 di essi, il livello dell’acqua è inferiore al 40% della capacità e nel 65 è inferiore al 20%. Solo due delle 17 dighe del Maharashtra detengono più del 25% della capacità idrica e sette sono allo 0%. Negli ultimi giorni centinaia di migliaia di persone hanno aspettato in fila le autocisterne governative per la distribuzione dell’acqua per alleviare la sete. Alcune comunità, in particolare quelle delle baraccopoli, hanno atteso fino a dieci giorni prima di ricevere le razioni. E con temperature sopra i 40° in alcuni casi l’assenza d’acqua si è dimostrata fatale. A Chennai, capitale dello Stato Meridionale del Tamil Nadu, alcune aziende private di informatica hanno chiesto ai loro dipendenti di lavorare a casa fino a quando non troveranno il modo di gestire la scarsità d’acqua. In tutto il paese i centri commerciali hanno iniziato a razionare l’acqua e i ristoranti hanno abbreviato l’orario di lavoro. La distribuzione dell’acqua è stato motivo di proteste in diverse città e hanno causato diversi scontri con le forze dell’ordine, provocando la morte di un attivista. Già da maggio il governo centrale ha inviato un avviso di siccità agli stati Maharashtra, Gujarat, Karnataka, Andhra Pradesh, Telangana e Tamil Nadu, chiedendo loro di usare l’acqua con giudizio. L’avviso è stato emesso dopo che lo stoccaggio dell’acqua nelle dighe è arrivato a un livello critico. Il governo Modi , che ha definito gli allarmi come “pubblicità mediatica”, come riporta sul quotidiano “Asia Times”  il ministro dell’energia idrica Gajendra Singh Shekhawat: “A Himachal e in altre aree c’è abbastanza acqua delle dighe e nei bacini idrici. La crisi idrica non è così grave come la descrivono i media.”  Ogni anno in India 200.000 persone muoiono a causa della fornitura inadeguata o della contaminazione dell’acqua. E la situazione idrica sta velocemente precipitando. Si stima che ventuno delle principali città indiane rimarranno a corto di acque sotterranee entro il 2020. Le cause di questo aggravarsi del contesto idrico: la crisi climatica, la carenza infrastrutturale del paese ( scarsamente dotato di infrastrutture moderne per la gestione idrica e di sistemi igienico-sanitari).  Infine ci sono pratiche agricole insostenibili come la coltura del riso, ad alta intensità idrica, spesso coltivato in aree in cui ce ne è poca, spingendo i contadini a sovra sfruttare le sotterranee. Il governo non ha ancora preso provvedimenti adeguati. E i media iniziano timidamente a mettere in questione che il governo Modi, recentemente rieletto, stia affrontando seriamente la crisi. La questione dell’approvvigionamento dell’acqua è da sempre uno dei maggiori crucci del governo indiano. Sin dagli anni ’30 ( quindi dalla sua indipendenza dal Regno Unito ). I vari governi che si sono succeduti hanno incoraggiato la costruzione di enormi dighe a scopo di portare l’acqua nei territori dove essa scarseggia, essendo l’agricoltura la principale voce dell’economia indiana. Quest’ultima ha subito ingenti  danni a causa della crisi idrica in atto con 8,2 milioni di agricoltori che hanno  perso il raccolto . Pochi giorni fa, un comunicato ufficiale del Ministero dell’agricoltura ha vietato l’esportazione degli ortaggi alla base della dieta indiana, allo scopo di calmierarne i prezzi che, nell’ultimo periodo, sono diventati inaccessibili alla maggior parte della popolazione.