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Un pomeriggio insieme a Respiriamo arte, l’associazione che recupera le bellezze dimenticate di Napoli

Nel centro storico di Napoli, in uno dei tanti vicoletti stretti e bui che caratterizzano il capoluogo partenopeo, c’è una chiesa che, fino a poco tempo fa, era stata dimenticata dai turisti e dalle istituzioni. Parliamo della Chiesa di Santa Luciella, situata in Vico Santa Luciella, nei pressi di San Gregorio Armeno.

Fondata nel 1327, la chiesa era uno dei luoghi di culto delle cosiddette capuzzellecape ‘e morte, così come il più famoso Cimitero delle Fontanelle e la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. In particolare questa chiesa era conosciuta per la presenza nella cripta di un singolare teschio con le orecchie.  https://youtu.be/gJbGAo-ZRFI

Il teschio con le orecchie è una di quelle antiche leggende napoletane che unisce il sacro con il profano.  Molti cittadini partenopei si recavano infatti nella Chiesa di Santa Luciella proprio per pregare il teschio e per chiedergli di metterli in contatto diretto con i propri defunti. Le preghiere e le richieste venivano sussurrate nell’orecchio, in quanto si credeva che fosse l’orecchio del Paradiso: un vero e proprio telefono senza fili. 

In realtà quelle che sembrano le orecchie del teschio sono il risultato di una malformazione ossea del cranio, di un individuo vissuto probabilmente nel XVII secolo e che era stato poi sepolto nella cripta insieme ai corpi degli altri componenti della Corporazione dei Pipernieri, i lavoratori della pietra che avevano preso in custodia la chiesa.

I Pipernieri avevano deciso di dedicare il complesso a Santa Lucia, protettrice degli occhi perché,  lavorando questa dura pietra, molto usata per la costruzione degli edifici e per lastricare le strade della città, correvano spesso il rischio di ferirsi gli occhi. La chiesetta fu scelta per la sua posizione strategica e per le dimensioni ridotte che la rendevano facilmente gestibile dal punto di vista economico. 

Nel 1980, in seguito ai forti danni causati dal terremoto, Santa Luciella venne chiusa al culto e, piano piano, iniziò l’abbandono e poi il degrado, tanto che finì per essere usata come deposito e poi discarica dagli abitanti del quartiere che vi abbandonavano di tutto, dalle bottiglie di vetro a sedie rotte. 

Solo dopo 35 anni l’associazione “Respiriamo arte”, nata nel 2013 con l’obiettivo di contribuire attivamente a recuperare e valorizzare il grandissimo patrimonio storico-artistico della nostra città, creando anche nuove possibilità lavorative per i giovani laureati napoletani, è riuscita a cambiare la situazione.

Come ci ha raccontato nell’intervista Massimo Faella, presidente dell’associazione, dopo tre anni di tentativi, l’associazione ha ottenuto dal Comune e dalla Curia il comodato d’uso e quindi la possibilità finalmente di “prendere in adozione” la chiesa. Sono stati necessari, naturalmente dei grossi lavori di pulizia, per rimuovere tutti rifiuti ammassati all’interno, e delle opere di messa in sicurezza per renderla agibile al pubblico. Questo primo intervento di restauro è stato possibile grazie ad una donazione del Pio Monte della Misericordia, ma i giovani dell’associazione sperano di riuscire presto a mettere assieme i fondi necessari per procedere ad un intervento di restauro vero e proprio.

Per ora il successo di pubblico sta già ripagando lo sforzo: infatti, nonostante la chiesa sia aperta solo da aprile, sono già tantissime le visite, soprattutto da parte dei turisti stranieri che vengono da tutta l’Europa attirati dalla particolarità del teschio con le orecchie e dal fascino del luogo così legato alle tradizioni antichissime del folklore napoletano.

Scritto da Lorenzo Iodice, Fabiana De Luca e Clorinda Ferrara;
Foto a cura di Fabiana De Luca;
Video a cura di Francesca D’Ambrosio e Edoardo Ascione;
Montaggio video a cura di Francesca Cammarota e Francesca D’Ambrosio;
Formattazione grafica a cura di Francesca Cammarota e Fabiana De Luca.