Il mio rapporto con la verità

Credo che siano pochi quelli a cui non sia capitato qualche volta di sentire la frase “La verità vi renderà liberi”.

Ebbene, io penso che sia davvero così.

La verità per me rappresenta una sensazione di libertà, di autonomia del pensiero e del comportamento, in quanto mi permette di  vedere ed affrontare le cose così come sono, e non come spero o immagino siano, per effetto di astrusi meccanismi di manipolazione della realtà.

Dal mio punto di osservazione, la verità è semplicemente dire le cose come stanno; senza artifici, mistificazioni o riserve mentali.

Di contro, chi non dice la verità, altera lo stato dei fatti e delle cose, mentendo non solo agli altri, ma anche e soprattutto a se stesso.

In ciò vi è anche il contrasto tra la verità (intesa come rettitudine) e le bugie (come senso di ingiustizia).

Una cosa è certa, però, chi dice la verità non ha bisogno dell’approvazione altrui, è meno cauto e più spontaneo, maggiormente disposto ad essere se stesso, e non è mai un’inutile comparsa nel teatro della vita.

Eppure, capisco, senza giudicare alcuno, che di solito si evita di dire la verità perché questa può essere scomoda; nondimeno vi è chi ne teme le conseguenze.

Purtroppo, i codardi fuggono davanti alla verità, perché non ne conoscono l’essenza, in quanto mai abituati a riconoscerla e a dirla. Crescono in ambienti in cui la menzogna e l’alterazione della realtà regnano sovrani, finendo col divorare, giorno dopo giorno, il loro misero animo.

Tali sono i gregari a vita, quelli che seguono a ruota il gruppo, un po’ come il gregge, perché non sanno andare da soli; hanno la sindrome degli eterni secondi; sono quelli che non vinceranno mai, perché dilaniati dalla loro maldicenza, dal sotterfugio, dall’invidia e dall’odio verso gli altri.

Non saranno mai in grado di valutare se stessi e la propria mediocrità, che ben conoscono, ma che rifiutano di accettare, perché vivono nella falsità. La loro scarsa sincerità si riconoscerà, sempre e, da molto lontano, al punto da non ingannare nessuno, se non loro stessi e quelli della stessa specie.

Le persone autentiche, invece, hanno il coraggio della verità; sono leali, coerenti, sincere, guardano negli occhi e, camminano a testa alta. I loro comportamenti sono improntati ad elevati valori morali ed etici.

Dunque, il citato dissidio universale tra la verità (la rettitudine) e le bugie (l’ingiustizia) è lontano nel tempo ed è stato inconfondibile anche nel processo a Gesù Cristo.

Da una parte, si trovava Gesù, la Verità, giudicato da persone le cui azioni erano tutte impregnate di menzogne, al punto da infrangere ogni legge designata a proteggere un imputato da una condanna ingiusta.

Dall’altra, i Farisei, che adoperarono ogni mezzo per trovare una testimonianza che incriminasse Gesù, e nella loro frustrazione utilizzarono una falsa evidenza portata avanti da bugiardi. Una volta davanti a Pilato, mentirono nuovamente, condannando Gesù per blasfemia, ma poiché sapevano che non sarebbe stata un’accusa sufficiente per convincere Pilato a uccidere Gesù, affermarono che stava sfidando l’autorità di Cesare ed infrangendo la legge romana, per incoraggiare le masse a non pagare le tasse.

Gesù il Giusto veniva giudicato dagli ingiusti. E’ triste dirlo, ma accade spesso, che gli ultimi perseguitano i primi.

È il motivo per cui Caino uccise Abele.

Ed allora, perché è così importante capire e accettare il concetto di verità in tutte le sfere dell’esistenza (incluse la fede e la religione)?

Semplicemente perché la vita ha delle conseguenze quando si sbaglia. Somministrare a qualcuno una quantità errata di medicina può provocarne la morte; un marito o una moglie infedele possono portare alla distruzione di una famiglia; un drogato alla guida di un veicolo può porre fine alla vita di altri, etc..

In conclusione, come dice qualcuno “Il fatto è che, la verità importa – specialmente quando sei dall’altra parte di una bugia”. E, dunque, nel campo della fede e della religione, credo che sia più importante che altrove.

D’altronde, l’eternità è un tempo tremendamente lungo da vivere nell’errore.

 

CANDIDA IZZI