Genova ‘70: Un Racconto dell’Alluvione

di Alberto Brenna 1D

Era il 7 Ottobre 1970 quando una terribile alluvione colpì Genova senza alcuna pietà, mettendola in ginocchio di fronte alla distruzione che l’acqua del Bisagno esondato portò dietro di se’. Quarantanove anni dopo il tragico evento, ecco l’intervista a Marcella Lusardi, 76 anni, avvocato, che visse in prima persona tutto questo, in particolare un episodio che difficilmente potrà mai dimenticare.

Tu sei una delle tante persone che hanno visto l’alluvione che colpì Genova nel 1970. Puoi raccontarci, in particolare, l’episodio che ti è accaduto?

Nel 1970, avevo ventisette anni e vivevo a Cogoleto, a casa dei miei genitori. Però ero già laureata, lavoravo per un avvocato genovese e andavo ogni giorno a Genova e  tutte le sere prendevo un treno alla stazione Principe che era diretto verso Limone Piemonte, che si fermava anche a Cogoleto. La sera dell’alluvione uscii dallo studio e mi incamminai verso la stazione: ricordo che pioveva molto forte, ma, nonostante ciò, il treno partì comunque in orario. Giunti a Voltri, quando ormai ero quasi arrivata, il treno si ferma, come faceva solitamente, ma dopo un po’ sia io che gli altri passeggeri iniziamo a renderci conto che il treno tarda a partire. Mentre cercavamo di capire cosa stesse succedendo, inizia a girare la voce che il torrente Leira di Voltri  fosse esondato. Il torrente si trova  vicino alla stazione, e improvvisamente abbiamo iniziato a vedere l’acqua esondata che entrava in stazione e invadeva i binari, portando con se’ anche auto rovesciate dall’acqua che andavano a finire contro il treno. Il livello dell’acqua continuava a salire e finì per arrivare fino al bordo dei finestrini. Io e altre ragazze che viaggiavano con me abbiamo iniziato ad agitarci, temendo che l’acqua continuasse a salire ed entrasse. Ad un certo punto, però, abbiamo visto che l’acqua aveva smesso di salire e ci siamo sentite sollevate, dopo poco tempo il livello era sceso. In seguito venimmo a sapere di una cosa molto importante: il treno si era fermato per una decisione spontanea del capotreno, che aveva scelto di non proseguire e che con questo gesto aveva salvato la vita di centinaia di persone perché poco dopo la partenza prevista, proprio mentre il treno avrebbe dovuto essere sul ponte che attraversava il Leira, quest’ultimo era stato abbattuto dall’esondazione. Comunque, rimasi in treno fino alle tre del mattino, ovvero fino a quando un amico dei miei genitori, arrivato lì dopo molte difficoltà, non mi portò via. Mi fermai a dormire a casa sua e di sua moglie fino a quando tre giorni dopo non riuscii a tornare dai miei genitori.

Come credi siano cambiate le misure di prevenzione fra il disastro del 1970 e quelli del 2011 e del 2014? Cosa si potrebbe fare ancora?

Le misure di prevenzione sono state completamente diverse: nel ‘70 si ebbero una quarantina di morti secondo me per la mancanza delle allerte. È vero che nel 2011 si ebbero diversi morti con il sistema d’allerta già nella sua forma attuale e ci furono infatti molte polemiche, ma credo comunque che la messa a punto del sistema di allerte, che è cambiato nel corso degli anni sia diventato maggiormente preciso, abbia reso il tutto molto più sicuro. Un’altra differenza a mio avviso importante, valida sia per la prevenzione che per la gestione della tragedia, era la non esistenza della Protezione Civile, che venne creata solo una decina di anni dopo a seguito del terremoto in Irpinia.

Quanto pensi che la situazione climatica attuale potrà influire sulla portata di avvenimenti del genere nei prossimi anni?

Personalmente non ritengo i cambiamenti climatici la causa scatenante del problema: eventi estremi di questa portata a Genova e in tutta la Liguria sono sempre avvenuti e sempre avverranno. I cambiamenti climatici però hanno peggiorato questa situazione. Ad esempio, nel ‘70 l’alluvione è avvenuta a ottobre e generalmente le piogge colpivano la Liguria tra settembre e ottobre: adesso queste continuano anche a novembre e a dicembre, perché si è alzata la temperatura media e questi tipi di perturbazioni durano più a lungo. La Liguria poi è un territorio molto delicato da un punto di vista morfologico e geologico e negli anni del boom economico è stata fatta una fortissima speculazione edilizia che sta portando oggi la regione a collassare su se stessa.