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CONTEST GIORNALISTI IN ERBA – Fanta-intervista allo scrittore francese Eric-Emmanuel Schmitt

Gli alunni della II E della Scuola Media Marino Guarano amano i libri di Eric-Emmanuel Schmitt e preparano un’intervista per l’autore. Poi, come in un gioco delle parti, si immedesimano nello scrittore e rispondono per lui.

 

 

A quanti anni ti sei accorto della tua passione per la letteratura?

 

Mi sono appassionato alla letteratura quando ero un ragazzo di tredici anni. Prima non mi piaceva tanto la letteratura, ma un giorno di scuola la mia professoressa d’italiano mi ha detto: la letteratura è la virtù dei saggi e dei forti. Da allora ho iniziato ad avvicinarmici.

 

Che emozione provi a scrivere?

 

Ogni volta che scrivo un libro provo la stessa emozione che ho provato tanto tempo fa: ero ragazzo e  non trovavo il senso della vita, ma poi ho ascoltato un brano di Mozart che era meraviglioso e mi ha fatto apprezzare i valori e le bellezze della vita. E’ questa emozione che cerco di trasmettere nelle righe dei libri che scrivo, con la speranza di aiutare chi si trova in momenti difficili.

 

Dove trovi l’ispirazione per scrivere i tuoi libri?

 

Quando scrivo i miei libri mi ispiro a storie davvero accadute in cui ci sono persone che si trovano in situazioni difficili e che, grazie all’aiuto di altre persone, escono dalle difficoltà.

 

Hai una musa ispiratrice?

 

Si, ho una musa inspiratrice, ed è mia mamma. Mia mamma mi ha sempre aiutato. Anche quando mi sento giù, lei, con un suo discorso, mi fa cambiare umore. A volte mi ha pure aiutato a trovare il titolo di qualche mio libro.

 

Com’è stata la tua adolescenza? Sei mai stato vittima di bullismo?

 

Si, sono stato vittima di bullismo, e la mia adolescenza è stata piuttosto dura perché alle scuole medie un gruppo di ragazzi mi prendeva in giro perché ero il cocco dei professori, ma proprio questo mi ha fatto diventare più forte. Infatti con l’aiuto dei miei genitori e dei professori sono riuscito a risolvere questo problema, non con una vendetta maliziosa, ma con la vendetta del perdono.

 

Durante la tua giovinezza che cosa o chi ti ha aiutato a superare i momenti più difficili?

 

Sono stato aiutato da un’opera di Mozart. Ma devo ringraziare la mia insegnante che mi ha portato all’Opera. Prima di andare a teatro avevo voglia di togliermi la vita, la musica mi ha salvato. Di fronte a tanta bellezza ho capito che la mia vita aveva un senso.

 

Nel tuo libro Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano Ibrahim dice: ”Non credo ai libri; se vuoi imparare qualcosa devi seguire qualcuno”. Tu ha seguito qualcuno?

 

Si, ho seguito il mio prof di arte. Lui è stato un po’ il mio coach di vita, lui mi ha fatto scoprire l’arte in tutte le sue forme, ed è riuscito a farmene innamorare. Senza di lui, in questo momento non sarei qui a scrivere libri.

 

I tuoi libri hanno un effetto rigenerante sui lettori, in particolare sui più giovani. Ciò corrisponde a un tuo intento preciso?

 

Sì, il senso della mia scrittura è trasmettere la voglia di vivere. Per esempio nel libro Il lottatore di sumo che non diventava grosso il protagonista non ha più niente, ha perduto i suoi affetti, le sue cose, finanche se stesso, ed è estremamente depresso. Ma poi, grazie a un adulto che si prende cura di lui, va ad un incontro di sumo e trova una nuova passione.

 

Qual è il senso della tua vita?

 

Lo scopo della mia vita è non far commettere alle persone gli errori che ho commesso io (come pensare di suicidarmi) e lo faccio tramite i miei libri. Perché voglio che i miei libri facciano l’effetto che l’opera di Mozart ha avuto su di me, cioè di ridarmi la felicità e ritrovare il piacere di fare delle cose.