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Bullismo: raccontare agli adulti le angherie per essere aiutati

Fin dai tempi antichissimi, anche se prima non aveva un nome ben preciso, è esistito il fenomeno del bullismo, cioè una forma di violenza fisica, psicologica e verbale, solitamente rivolta verso persone della stessa età.

Io credo che il bullo sia una persona che non ha avuto una buona educazione da parte della famiglia che non gli ha insegnato l’importanza del rispetto verso gli altri. Spesso, tuttavia, le vittime sono le persone più educate, deboli e sensibili che non sanno difendersi dagli attacchi di violenza nei propri confronti e quindi si chiudono in se stessi senza chiedere aiuto.

Con Internet, attraverso i social network si è diffuso il cyberbullismo, che rende le offese molto più pubbliche e umilianti per la persona che ne è vittima.

Un giorno mentre ero a casa, su youtube ho visto un video dove c’era un bambino che veniva bullizzato dai suoi tre compagni di scuola che gli chiedevano dei soldi, gli rompevano degli oggetti personali e poi l’hanno infilato in uno scatolone e l’hanno fatto rotolare giù da una collina come fosse spazzatura. Ma fortunatamente il bambino, tornato a casa, ha raccontato tutto ai genitori che lo hanno aiutato a risolvere la questione.

Purtroppo, però, non va a finire sempre così. In qualche caso, ragazzi che non riuscivano a sopportare il dolore di essere maltrattati ed esclusi ogni giorno, anziché parlarne con i propri genitori, hanno deciso di togliersi la vita per non soffrire più.

Un ruolo importante è quello della scuola che deve controllare che non succedano fenomeni di bullismo e, qualora si verifichino dei casi, deve intervenire subito e informare le famiglie. Vorrei che il bullismo non esistesse e che nessuno si prendesse mai gioco dell’altro.

Scarpaci Andrea

I.C.S. “G.Verdi” (Palermo)- Classe  V A