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Educazione ai social network: possibile ‘nuova materia’ per studenti e professori?

“Quali strumenti e quali regole per un uso responsabile dei social network”: questo il tema dell’evento, dedicato agli studenti delle classi seconde delle scuole secondarie di secondo grado tenutosi al teatro Duse di Bologna il 13 novembre 2019. Vari gli ospiti, per affrontare da svariati punti di vista un solo argomento importante: il cyberbullismo. Abbiamo intervistato tutti i relatori dell’evento: il procuratore della Repubblica Silvia Marzocchi, l’insegnante di liceo Giorgio Sandrolini, il giornalista Francesco Spada, la youtuber Ambra Cotti ed il funzionario della Polizia postale Claudia Lofino. Proponiamo ai nostri lettori le riflessioni del professor Sandrolini in tema di educazione ai social network, una possibile “nuova materia” per studenti e professori.

 

– Buongiorno al professor Giorgio Sandrolini, insegnante di filosofia e storia presso il liceo “Marco Minghetti” di Bologna, al quale diamo il benvenuto al teatro Duse!

– Buongiorno a tutti e grazie per avermi invitato.

Veniamo subito al tema che ci sta maggiormente a cuore, ma partendo da un’angolazione più ampia: che cos’è l’educazione sociale?

– L’educazione sociale è un’azione che non si riferisce soltanto ad individui giovani e giovanissimi ma, avendo tra i suoi obiettivi generali la conquista dell’autonomia del soggetto ed il suo inserimento più completo all’interno della propria comunità di appartenenza, il suo operare si riferisce anche a fasce d’età ben diverse. 

Quindi l’educazione sociale si riferisce anche agli adulti?

– Sì, certo: l’educazione permanente e l’educazione degli adulti sono, infatti, finalizzate rispettivamente alla valorizzazione delle particolari esigenze di formazione ed all’affermazione psicofisica dell’individuo nel corso della sua vita.

Quali sono le sue radici storiche?

– L’educazione sociale ritrova alla fine dell’Ottocento il suo primo operare presso strutture di tipo religioso che davano accoglienza a giovani ed adulti in situazione di svantaggio, dovuto a disabilità fisiche e/o psichiche.

Quali sono gli operatori che lavorano nel settore?

– L’educatore sociale è una figura professionale esperta in processi educativi e formativi del singolo, del gruppo e delle comunità.

Attualmente, uno degli ambiti in cui opera l’educazione sociale è l’educazione ai social network: che cos’è e quando è nata?

– Per rispondere, parto dalla seconda domanda: i social network sono stati inventati nel 1997, quando un avvocato statunitense di nome Andrew Weinreich lanciò il sito “SixDegrees” per creare relazioni tra persone. Poi nel 2003, sempre negli Stati Uniti, nasce il termine social network, grazie ad un altro sito, chiamato “Friendster”. 

Tuttavia, secondo me ed in termini di provocazione/stimolo alla riflessione, si potrebbe cominciare a parlare di social network già con Giovanni Gutenberg: l’inventore della stampa, infatti, ha creato il primo vero social del quale, da quel lontano 1448 fino ai nostri tempi, nessuno ha più potuto fare a meno.

Da qui l’importanza di educare ai social network, ed in questo rispondo alla prima domanda. E’ un’attività che ha i suoi pregi e difetti: i vantaggi sono che i social possono far conoscere le persone tra loro, ampliando orizzonti e conoscenze; gli svantaggi sono legati al fatto che noi non sappiamo chi ci sia dall’altra parte della chat e bisogna stare molto attenti, perché Facebook, Instagram o altri sono protetti, ma WathsApp ad esempio no. A questo punto della riflessione, mi urge la necessità di fare riferimento al filosofo greco Socrate che, quando affermava che la memoria coincide con la sapienza, richiamava l’importanza di incentivare l’esercizio della prima se non si voleva far diminuire la seconda.  Attualizzando il monito socratico all’uso dei social, potremmo dire che, se li utilizziamo troppe ore al giorno, potremmo non solo perderne il controllo ed esserne dipendenti, ma anche considerarli l’unica fonte di memoria e quindi di sapere che possediamo.

Socrate inoltre sottolineava come gli uomini reagiscono ai “traumi” dell’innovazione culturale in maniera differenziata e, a queste innovazioni, sono soprattutto gli adulti che faticano ad adattarsi. Trasferendo la riflessione del filosofo greco ai giorni nostri, potremmo dire che i genitori stentano ad adattarsi e quindi a capire i nuovi metodi di comunicazione dei propri figli ed impediscono loro di utilizzare i media in modo responsabile e con autonoma capacità critica. 

Questa però non è educazione, ma censura.

Ecco allora che torniamo alla domanda precedente: all’interno dell’educazione ai social network, come può essere d’aiuto l’educazione sociale? 

L’educazione sociale per me è importante per difendersi dagli attacchi, per esempio, di cyberbullismo. Per evitare ciò bisogna, innanzitutto, che i genitori e gli insegnanti spiegassero, a figli e alunni, i difetti e i pregi dei social network, in modo da educare i giovani a un uso corretto di essi e spiegar loro, ad esempio, come usare un motore di ricerca, un social o qualsiasi altra applicazione o “risorsa tecnologica”, solo per condividere e aderire a progetti o iniziative interessanti e produttive. 

Nel salutare il professor Sandrolini, che ringraziamo, rilanciamo ai nostri lettori il percorso di riflessione che già nel V secolo a.C. il filosofo ateniese Socrate proponeva all’uomo: solo chi “sa di non sapere” può porsi col giusto atteggiamento verso una materia così ampia e formativa come l’educazione ai social network. 

 

2T – ITCS Salvemini