Un giorno a teatro: P.A.N.I.C.

Quanto è difficile crescere! Uno spettacolo che aiuta a riflettere intorno all’esclamazione che adolescenti di oggi e di ieri continuano a farsi.

Un giorno a teatro: P.A.N.I.C.

 

Il giorno 9 dicembre 2019 le classi terze e una classe seconda dell’istituto Calderini – Tuccimei si sono recate al teatro Argentina per assistere a uno spettacolo intitolato P.A.N.I.C.

Prima di questo spettacolo a scuola era venuta una organizzatrice dell’evento per incontrare le classi e parlare con noi alunni dei problemi più frequenti tra gli adolescenti: il non piacere/piacersi, il non essere accettati in un gruppo, il deludere la famiglia e altri ancora.

P.A.N.I.C è un acronimo che sta per:

P: paranoid Park – A: ana–N: nikita – I: invisibile – C: coso.

Nel corso dello spettacolo, all’interno della trama, c’erano delle scene dove quegli argomenti venivano trattati in modo diretto dai vari personaggi.

La trama parla di un ragazzo di nome Sofocle che ha l’ossessione di catalogare tutto ed è innamorato di Sarah. Il suo amico Davide, avendo paura di non essere accettato in un gruppo, compie azioni  sciocche e pericolose, e in più viene preso di mira da un rapper di nome Ivan, il bullo di turno. A Davide piace Ines, la sorella di Sofocle, molto popolare tra gli studenti. Alla fine però il camposcuola di fine anno fa sbocciare l’amore.

Nel mezzo della trama, come già detto in precedenza, sono inserite delle parti che riconducono all’acronimo. Le battute che gli attori recitano durante quelle parti sono prese da testi che ragazzi di varie età hanno mandato all’organizzazione.

Per “Paranoid Park”c’era il testo di un ragazzo che era ritenuto dalla madre prodigio perché quando aveva quattro anni aveva letto un cartello stradale. Da adolescente aveva cominciato a fare skate, ma ogni volta vedeva il volto della madre contrariato. Passato del tempo, cessò di vederlo. Un giorno però, mentre stava saltando, vide un cartello, in testa gli apparve di nuovo l’immagine della madre e cadde dallo skate. Si riprese subito, ma da quel momento, ogni volta che saliva sullo skate, gli appariva di nuovo l’immagine della madre.

Per “Ana” c’era il testo di una ragazza che voleva diventare magra. Si era rivolta a quei siti nei quali individui privi di qualsiasi titolo o competenza danno “consigli” alle persone che vogliono dimagrire, rischiando di procurare loro danni anche seri. Lei aveva trovato una persona che le diceva di bere aceto al posto dell’acqua, e di farlo ad ogni ora in modo di sentirsi sazia. L’uomo le disse anche che essere magra era meglio che avere una buona salute.

Per “Nikita” c’era il testo di un ragazzo che aveva cominciato a bere alcolici in seconda media. Da quel momento beveva regolarmente quattro volte a settimana, ma non gli era mai successo qualcosa di grave tranne quella volta in cui era finito in coma etilico. Tornato a casa festeggiò la sua guarigione con un Nikita (un drink molto alcolico).

Per “Invisibile” c’era il racconto di una ragazza che giocava sempre con i videogiochi, non usciva quasi mai con nessuno e aveva un’unica amica. Le poche volte che usciva aveva gli hipods alle orecchie e non sentiva i discorsi che la gente faceva. Si metteva in ascolto solo quando si parlava di serie tv. Dopo qualche tempo anche la sua amica smise di parlare con lei. La ragazza cominciò a chiedersi cosa avesse di sbagliato e da quel momento prese a rispondere ai genitori.

Per “Coso” invecec’è il racconto di un ragazzo che prima veniva bullizzato e poi diventa bullo. Crea una banda dove rubano i soldi, le merende e picchiano le persone che stanno antipatiche a qualche membro del gruppo. Arrivano persino a girare e diffondere un video nel quale picchiavano un ragazzo perché lo trovavano divertente.

Alla fine dello spettacolo gli attori si sono inchinati e hanno ricevuto con gioia i meritati applausi.

 

Elisa Matrigiani