Intervista a mio nonno commissario di polizia

Intervista al Commissario della Polizia di Stato dr. Cristiano Sfregoli (mio nonno)

domanda: da quanto tempo fai questo lavoro ?

risposta: da più di 37 anni;

domanda: perché hai scelto di fare il poliziotto ?

risposta: avevo soltanto 19 anni quando decisi di fare il poliziotto. Ero in procinto di conseguire il diploma presso un istituto tecnico, stavo per specializzarmi in telecomunicazioni, quando venni a sapere che il servizio di leva, all’epoca obbligatorio, poteva essere svolto anche presso la Polizia di Stato. Tanta era la voglia di rendermi utile alla comunità evitando di perdere inutilmente tempo dentro una qualunque caserma che, senza dire nulla ai miei genitori, portai avanti tutte le pratiche per l’arruolamento nella Polizia di Stato in qualità di Agente Ausiliario. Con il tempo, poi, quello che avrebbe dovuto essere un impegno a tempo determinato, ovvero la durata del servizio di leva, per me si tramutò in una vera e propria missione e presi la decisione di farne il mio lavoro.

domanda: quale percorso formativo hai svolto dentro e fuori dalla Polizia di Stato ?

risposta: avendo iniziato a lavorare appena uscito dalla scuola avevo accantonato la possibilità di continuare negli studi universitari, anche perché i turni erano stressanti e discontinui, mattina, notte, pomeriggio ed ancora notte, era proprio impossibile studiare. Allora pensai che avrei potuto mettere a frutto i mie studi nel mio lavoro. Essendo un perito capotecnico in telecomunicazioni chiesi di poter entrare a far parte dei Servizi Tecnici della Polizia di Stato dove, in breve tempo imparai le nuove tecnologie digitali per le comunicazioni in uso alla Polizia di Stato. Più avanti iniziai a pensare che il mio ruolo non poteva più essere quello del mero esecutore, avevo voglia di essere parte attiva nei processi decisionali della mia amministrazione e cosi, poco a poco divenni un Vice Sovrintendente, poi un Ispettore fino ad arrivare ad essere il Funzionario che sono. Il percorso è stato costellato da mille difficoltà anche perché nel frattempo si è reso necessario conseguire il diploma di laurea e rimettersi a studiare ad una certa età non è stato semplicissimo. Tuttavia si rivelato molto appagante e gratificante perché dopo esperienza nei Servizi Tecnici ho sentito il bisogno di dedicarmi ad altro ed ho intrapreso la via delle investigazioni della Polizia Giudiziaria. Ho avuto la fortuna di partecipare a numerose operazioni di Polizia che hanno fatto giustizia e riportato la legalità in molte situazioni. Sicuramente ricorderai due delle vicende alle quali ho preso parte ultimamente, come la cattura del famoso latitante Johnny lo Zingaro che aveva ucciso un poliziotto e l’arresto degli stupratori di Rimini che avevano malmenato e stuprato due ragazze.

domanda: quali sono i rischi di questo lavoro ?

risposta: i rischi sono quelli di chi quando esce di casa per recarsi al lavoro invece del p.c. porta con se un’arma, o magari entrambi. E’ ovvio che lavorare a contatto o in situazioni al di fuori della legalità comporta molti rischi ma l’importante è stare sempre attenti a tutto quello che succede intorno a te, lavorare con persone delle quali ti fidi ciecamente e nel rispetto delle regole. Tutto questo contribuisce a ridurre il rischio insieme ad un’altra cosa fondamentale, la paura, che ti mette in condizione di amplificare l’attenzione e ti impedisce di compiere gesti avventati, ti salva la vita !!.

domanda: quando hai iniziato questo lavoro i tuoi genitori cosa hanno pensato ? ti hanno appoggiato ? oppure non erano d’accordo per i rischi che comporta ?

risposta: come ti ho detto prima, quando ho deciso di fare il poliziotto non l’ho detto ai miei genitori, loro avevano in serbo per me un futuro da impiegato in un’azienda di telefonia. Poi, però, quando hanno capito che per me quella professione era importante, mi hanno appoggiato ed è anche capitato che mio padre mi desse consigli sulle precauzioni da prendere per la mia incolumità. Mi ricordava sempre che la notte quando si faceva rientro presso le proprie abitazioni, era di norma non percorrere mai due volte di seguito la stessa strada, così da rendere difficoltosa la pianificazione di un agguato.

Giulia Guidi