Intervista allo scultore Vincenzo Gaetaniello

di Beatrice Lupi

Vincenzo Gaetaniello,nato nel 1935,ha studiato presso l’Istituto d’Arte di Napoli (dove poi è diventato docente di lavorazione della pietra e disegno dal vero) ed è stato per diversi anni professore di decorazione plastica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Allievo di Lelio Gelli,Gaetaniello ha tenuto personali a Roma,alla galleria dei Porfiri,alla galleria la Nuova Pesa,alla galleria il Gabbiano, nel 2010 al Museo Venanzo Crocetti e nel 2014 nel Museo Palazzo Caccia di Sant’Oreste.

Come nasce una tua scultura ? Trovi l’ispirazione per caso o rifletti a fondo sul soggetto di un’opera?

«Trovo l’ispirazione in seguito a qualcosa che ho visto, una foto o un avvenimento. Ad esempio “Il ragazzo che lancia la molotov” deriva da una foto vera di un ragazzo che lancia una molotov contro la polizia in Irlanda, a Londonderry.»

Durante la creazione di una tua scultura sono fondamentali la solitudine e il silenzio?

«La fase della creazione di un’opera è molto riflessiva,è fondamentale il silenzio, perché la scultura ha un elaborazione lunga e costosa. Inoltre si deve essere decisi poiché con materie come il legno alcune parti possono essere sostituite,mentre materiali come il bronzo o il marmo non possono più essere modificati.»

Credi che in questi ultimi anni l’arte abbia assunto un ruolo minore nel nostro paese?

«Assolutamente no, ci sono opere fondamentali del Novecento Italiano:in pittura Scipione e Mafai,in scultura Marino Marini,Libero Andreotti e Arturo Martini.»

Ad oggi sei completamente soddisfatto del tuo percorso artistico o tornando indietro faresti scelte diverse?

«Delle sculture che ho realizzato toglierei l’80% percento.»

Il progetto di cui sei più orgoglioso?

«Il progetto di cui sono più convinto è una scultura in legno,di circa 3 metri, che attualmente è in via Po, alla confederazione generale italiana del lavoro (CGIL). Raffigura l’urto della folla con il potere : l’immagine primaria è quella dei cappelli della polizia contro i volti della folla. Ha due titoli che sono stati attribuiti da due diversi critici :

“Non basta più”, titolo di Antonello Trombadori, capo dei GAP di Roma durante la Resistenza;
“La grande ondata”,titolo di Duilio Morosini.

Concludo affermando che nell’opera mia,come di altri,confluiscono sempre fatti e circostanze che vengono assorbite dall’autore. Per cui si può dire che nell’opera non tutto è creazione propria. Si può ricordare la frase di un regista francese,che ricevendo il leone d’oro a Venezia disse: “A me appartiene solo la testa del leone,le altre parti al costumista,al doppiatore,alla fotografia,alla sceneggiatura e alla scenografia”».